RdC / 44

Non vorrei che ad un certo punto qualcuno pensasse che la gente avesse smesso di insultarmi. Cosi’, di punto in bianco. Magari per pietà. Rassicuratevi. L’insulto c’è sempre, ma la gente mi è diventata un po’ banale. Tranne la magica accoppiata Fattore M – Variabile Σ (sigma). Da notare che l’una è solo l’altra distesa su un fianco. Praticamente la versione pigra. Una coincidenza? Io non credo. Segue lista:

  1. Io, fiera: “Hai visto i commenti a questo post (di uno famoso)?” e lui, distratto: “Si’, ho visto.“, io, insistendo: “Hai visto questo (indicando con il mio ditino e sorridendo)?” e lui: “Si’, ma non fa ridere: è una ca**ata pazzesca!” e io: “L’ho scritto io…“.
  2. Tu non diventerai mai una brava massaia! [Ma secondo te lo volevo diventare??? Ma sei fuori???]
  3. Scrivi troppo, fai troppe divagazioni. Anche se ne avessi, non perderei cosi’ tanto tempo per leggere quello che scrivi.
  4. Non sarai mica una di quelle che a casa vuole tutto perfetto? Tipo quelle che incartano i cassetti?? [Ebbene si’, sono una di quelle che incarta i cassetti. Non perchè me li voglia regalare. Mi fa impressione mettere le mie mutande dove le hanno messe gli altri. Le mie son lavate, per le altre non ho alcuna certezza]
  5. Qua le cose son due: o ti si son ristrette le mutande o ti si è ingrossato il sedere.
  6. Io, parlando di donne molto mature che puntano i giovanotti: “Certo che a questi ragazzi deve piacer davvero la carne vecchia…” e lui: “Anche tu sei la mia carne secca!“. [Se continui cosi’, non per molto… Comunque mi è andata bene che non mi abbia detto che sono il tabacco da masticare e da sputacchiare per strada]
  7. Ma che colore ti sei fatta?? Sembri una badante! [Ecco. Il colore ‘da badante’ mi mancava…]
  8. Tra poco è Halloween. Non uscire di casa! [??] Magari qualcuno ti vede e ti fa i complimenti per il costume. [??] E magari sei vestita normale…cioè…cosi’ insomma!

UK / 5

Gita a Durdle Door

In una splendida giornata di sole arriviamo in una baia, SAM_0788da cui sarebbe partita la nostra gita verso Durdle Door. SAM_0795Arriviamo alle nove. Ci siamo noi e i pescatori. Il paesino di Lulworth Cove è deserto e desolato come il frigorifero di un mio amico che ci metteva i barattoli  vuoti perchè non si sentisse l’eco quando lo apriva. Vedere pasta, riso e caffé in frigo sembrava un po’ strano, devo dire. Tuttavia, se uno ci volesse mettere anche la biancheria intima, sarebbe un suo (strano) diritto. Lo faceva anche Marilyn Monroe. L’importante è non sbagliarsi e non mettere in frigo lo Chanel n. 5 e dormire con i cartoni del latte. Uno rischia di svegliarsi con lo yogurt o con tutti i gatti del vicinato. Comunque il posto era deserto. E uno si chiede: alle nove del mattino? Di sabato?? Scopriamo che tutto apre alle dieci. Come alle dieci?? Dalle mie parti quando la gente decide di fare un’escursione è sul posto prima dell’alba, aspetta che si sveglino gli stambecchi, munge le capre, rimbocca le coperte alle marmotte, spazzola i licheni e se è proprio in anticipo spacca anche un po’ di legna per l’inverno. Insomma, arrivare alle nove è già una roba da dilettanti, cioè da quelli che poi deve andare il Soccorso Alpino a prenderli, stupendosi perchè stavano facendo il giro del Lago Morto sul Fadalto e perdersi è dura visto che sembra lo stagno di casa di uno. A noi sembrava quindi di essere molto in ritardo, invece scopriamo che da queste parti non si muovono prima delle dieci e, non avendo fatto colazione, aspettiamo pazientemente che si degnino di aprire, che si capiscano sull’ordine (uno era! uno solo! cosa fate quando c’è gente?? chiamate la Protezione Civile??), che spremano le arance una a una togliendo prima tutti i semini, che tostino il caffé personalmente e che facciano cuocere due uova con bacon, senza che le galline si accorgano della perdita. Un bar che faceva due clienti all’ora… Praticamente invece di prendere la fuoriserie dei bar, abbiamo preso il triciclo con le ruotine bucate. Finalmente ci mettiamo in marcia e davanti a noi c’è un sentiero in salita (si noti la pendenza).SAM_0806 SAM_0808Verso metà della salita la gente tornava indietro sfinita. Giuro. Ho visto una ragazza che dopo dieci metri (dieci metri!!) aveva abbandonato perchè troppo faticoso. Ora, il paesaggio è collinare. Ti verrà un dubbio (magari piccolo piccolo?), che da qualche parte ci sia una salita, no? Cosa pensavi? Che ci fossero degli sherpa e che ti caricassero in spalla?

Durante la gita vediamo parecchia gente:

  1. che sale e cammina con le infradito (con il ghiaino è la morte sua, proprio sua) e in costume (ma il pareo era una spesa che non si poteva affrontare? Taglia sui muffin piuttosto, no? A noi che non facciamo in tempo a distogliere lo sguardo, non hai pensato? Bastava chiedere e piuttosto di vedere certe cose te l’avrei pagato io, dai! Te lo facevo anche a mano e ricamato con le tue iniziali, eh?);
  2. che incurante dei divieti si arrampica sui pendii scoscesi pensando di essere la Bianchina di Heidi;
  3. che porta salvagenti, braccioli, gonfiabili a forma di animale (già gonfiati perchè c’è gente che è morta asfissiata gonfiando la paperella del figlio di tre anni) e, soprattutto, un canotto enorme, con tanto di remi, in un sentiero vista strapombio in cui passano due persone a fatica;
  4. che pensa di essere in California e si è portata delle tavole da surf professonali con un mare su cui puoi giocare a biliardo oppure a biglie con le boe;
  5. che crede che il rosso sia il trend dell’estate e si mette a prendere il sole senza curarsi della dermatite o del fatto che potrebbe essere scambiato per il testimonial di una campagna contro il melanoma e sperando forse di camuffarsi con le stelle marine;
  6. che non capisce perché la creatura di qualche mese non debba essere portata al mare, dove non c’è un filo d’ombra neanche a pagamento e soprattutto a mezzogiorno;SAM_0802
  7. che quando vede il cartello che dice che la strada è franata e non si puo’ scendere, decide che si tratta solo di un consiglio amichevole e che val la pena di rischiare. L’amante del pericolo c’è sempre;
  8. che quando vede una cordicella che separa la gente viva dalla gente morta precipitando dalla scogliera sente l’irresistibile bisogno di vedere cosa c’è oltre [il baratro c’è! Cosa vuoi che ci sia?? La Sirenetta e i pesci colorati che ballano “In fondo al mar”??] ;
  9. che raccoglie anche il muschio e le rocce, visto che è vietato e causa l’erosione della costa. Sono solo dicerie, loro lo sanno, ché son dieci anni che vengono e ormai han fatto tre presepi viventi, duecento tappetini per il bagno (esiste davvero: teppetino di muschio), quattromila barattoli di bagnoschiuma dall’aroma improbabile e i muri di due case al mare con le cose che han preso;
  10. che fanno immersioni con la tuta e poi, siccome si son dimenticati il cambio, si rifanno la strada a piedi nudi, con le pinne e il boccaglio in mano. Dopo l’abbrozatura da muratore, quella da camionista e quella da ciclista, quest’estate arriva (finalmente!!) anche quella da sub, con il segno della maschera…

So che magari uno potrebbe dire che potrei anche farmi i fatti miei e smetterla di criticare sempre tutto e tutti. Giusto. Cosa farei IO se la gente cominciasse a parlare male di ME, a criticare quello che faccio e a prendermi in giro, magari anche con me presente? Eh? Come mi sentirei? Eh? Cosa farei? Eh? Eh? Beh, credo che aprirei un blog.

Nella prossima e ultima puntata: gli studenti volanti.

Return of the M Factor

Continua la simpatica carrellata sul Fattore M. Se lo dovesse scoprire, ovviamente, mi scuoierebbe viva. Con uno spelucchino. Per prolungare il più possibile l’agonia. E anche perchè per togliere la pelle è il coltello giusto. Nelle cose, e quindi anche nella tortura, ci vuol precisione. Il Fattore M è quindi quello che:

  1. ti frega sempre perchè, è genetico, è più furba di te. Cambierei il detto “Ne sa una più del Diavolo“, con “Ne sa una più del Fattore M“. Mi sembra più accurato. E c’è anche da dire che sul Diavolo non abbiamo certezze, mentre che esista un Fattore M per ognuno di noi, è indubbio. La sua arma più usata, quando non ha più frecce al suo arco, è ricordarti quello che ha fatto per te. Dall’età della pietra: i mesi della gravidanza, il parto, il cambio dei pannolini e le notti insonni. Alla fine, capitoli. Anche solo per non sertir più raccontare per l’ennesima volta le solite storie, che conosci a memoria. Da quando avevi due anni. Infatti te le raccontavi da solo per addormentarti. Altro che i fratelli Grimm! Le storie familiari son il miglior rimedio a infanti insonni. Cominci la storia di quando lo zio Giovanni ha venduto la bicicletta del prete (pensando fosse quella del finanziere che gli aveva sequestrato le sigarette di contrabbando perchè il prete andava spesso a casa del finanziere perchè c’era la Luisa che faceva dei tagliolini da resuscitare i morti e abitavano nella casa dove prima c’erano quelli che poi sono andati ad abitare dove c’erano prima quelli che avevano affittato la casa vicino al canale ai tappezzieri) e quando sei a metà storia, stanno dormendo pure le zanzare. Anche quelle dei vicini.
  2. quello che prima di dice che non fai niente, che sei un’ingrata, che sarebbe stato meglio allevare una pianta grassa perchè sarebbe stata più utile, che un cane almeno fa la guardia, che qua e che là. Un dieci minuti di commenti acidi e poi se ne esce con un “Vieni con me a far la spesa, oggi pomeriggio?“. Quale essere senziente non andrebbe con te da qualche parte, dopo la serie di complimenti che ho sentito?? E la cosa pazzesca è che alla fine ci vai. Secondo me, ti ipnotizzano, i Fattori M, ad un certo punto della conversazione. Non c’è altra spiegazione.
  3. quello che prima ti mette fretta perchè dovete uscire e poi, siccome chiama un’amica SUA, sta mezz’ora al telefono. Quando finisce, siccome tu intanto ti sei messa a fare altro (lo so, son strana), si incavola perchè non sei in macchina ad aspettarla con il motore acceso. Sono un’ecologista. Che ti devo dire?
  4. quello che dice a tua sorella, alla domanda se le davo una mano: “Si’, si’.” (ride sguaiatamente) “Mi aiuta stando seduta sul divano. Lo scalda!“. Ingratitudine. Il Mondo è pieno di gente ingrata. Che non capisce che sto facendo un accurato controllo qualità a strutture di compensazione posturale.
  5. parla di gente che non conosci. E si incavola se non segui il discorso. Caso classico: “Hai presente la Gina? Quella che ha sposato quello che stava in via Roma, che prima faceva il postino, ma che adesso è in pensione, è vedovo poveretto, ma ha una che gli va a casa ad aiutarlo, per fortuna. Era una brava donna.” e li’ chiedi: “Ah, è morta la Gina?” e comincia ad irritarsi: “Ma no! La moglie del postino è morta!” e tu, perplessa: “La Gina, allora!” e lei, guardandoti con compassione e scandendo le parole: “Ma no! La Gina ha sposato uno che faceva il postino, non il postino che c’è adesso!” e tu, che credi (e sbagli) di aver capito: “Il postino di adesso è vedovo…” e lei: “No! Quello che c’è adesso è la Luigia, che è quella che è zittella perchè è brutta come il peccato e poi è anche antipatica. Quello vedovo è il postino di prima.” A quel punto cerchi di ricostruire mentalmente il discorso: Gina ha sposato uno che faceva il postino; quello che ha preso il suo posto adesso è in pensione, è vedovo e ha una badante; la nuova postina è una donna. Ok. Hai perso un quarto d’ora della tua vita, ma adesso puoi seguire e quindi incalzi: “E quindi? Questa Gina?” e lei, tranquillamente: “Niente. L’ho vista l’altro giorno.“. Ah.

Certezze

Vai a casa dei tuoi e ci son delle certezze:

  1. Tua madre che ti chiede se hai qualcosa da lavare e non puoi dire semplicemente: “Niente! Mamma, dai, su! Vivo da sola da anni, so come funziona una lavatrice… E poi ti par normale che tu mi debba lavar le mutande fino alla pensione (la mia)… Ho una dignità, ecchecavolo!“. Lei ti guarderà dicendo semplicemente: “La valigia è sporca (dentro??!! Guarda che non ci trasporto i cadaveri!), meglio dare una passata alla roba che ti sei portata.” Quindi mi porto sempre un due-tre cose da lavare. Per evitare discussioni e perché ho paura che decida per disperazione di lavarmi la valigia con l’acido muriatico.
  2. Tua madre che ti chiede cosa vuoi mangiare per il prossimo mese, anche se tu rimani solo tre giorni. Nel senso che lei ti farà da mangiare per un mese, se poi tu hai solo tre giorni a disposizione, son fatti tuoi. E poi ormai è tutto pronto e te lo devi comunque mangiare. Arrangiati.
  3. Uno dei tuoi familiari che ti chiederà se sei ingrassata. Domanda retorica. Tipo quando ti chiedono se ti sei tagliata i capelli. Ma cosa me lo chiedi a fare?? Se ti sembro diversa, evidentemente un motivo ci sarà, no? O mi son tagliata i capelli oppure ho confuso lo shampoo con il funghicida. Cosa ci fa il funghicida accanto ai prodotti per lavarsi? Beh, metti mai che a un fungo venga in mente di crescere su una delle pareti della doccia proprio mentre tu ti stai lavando, in quel caso tu sei pronto e lo blocchi sul nascere. Non son cose da sottovalutare. Lo scorso anno una famiglia di valdostani è morta soffocata nel sonno dai terribili funghi della doccia. La forestale li ha arrestati (i funghi) e condannati alla terribile tortura della polenta e fondue. Non se ne sono più avute notizie. In compenso, una delle forestali è tornata a casa e il marito le ha chiesto: “Ma sei ingrassata?“. Poi la gente si chiede perché ci siano cosi’ tanti casi di omicidi in famiglia. Comunque, anche a casa mia, come nelle migliori famiglie, ti chiedono se sei ingrassata. E lo chiedono per non dirti direttamente che han dovuto rinforzare le sedie con l’adamantio dopo il tuo arrivo, che il piatto doccia adesso è un piano inclinato e ci vengono i professori di fisica a far lezione, che ti devono star lontani quando mangi perchè han paura che parta un bottone assassino, e via di seguito. Ma se mi ingozzate come un tacchino, per forza ingrasso! Logica familiare.
  4. Tuo padre che ti chiede se hai bisogno di soldi. E tu rispondi: “Papà, diamine, ho un’età, lavoro, produco, faccio cose, vedo gente, ecc. Non ho bisogno di soldi! Dai, su!” E ti ritrovi in ogni caso in mano un cinquanta euro perchè “Posson sempre servire” oppure “Ti compri un caffé“. Vabbé che sto a Milano, ma con 50 euro, quasi quasi mi affitto per un po’ il cameriere che me lo porta il caffé!
  5. La sveglia. A qualunque ora tu volessi svegliarti, in ogni caso, ti sveglieranno alle 6.30. Perchè? Per chiederti quando ti vuoi alzare. Giuro. Te lo chiedono due volte, uno a testa, perché evidentemente tra loro non parlano oppure per subdola cattiveria. Propendo per la seconda. Di qualcuno son figlia. In ogni caso, anche qualora riuscissi ad addormentarti, hanno il piano B: ti avvertono quando vanno via da in fondo alle scale, fingendo di non sentire la tua risposta, quando dici: “Si’, va bene, ciao! (parolaccia) Ciaooo! (parolacce) Ho capito! (sempre più parolacce) Va bene! (parolacce a vagonate) Ciaoooo! (serie di parolacce mai udite da essere vivente) Ciaooo!!” E ti alzi. Con il piede sbagliato. Anzi. Con il piede di guerra. Anzi, con un piede di porco. Anzi, con tutto attaccato il porco da tirare giù, come dicono dalle mie parti. Qualora uno non si alzasse, hanno il piano C. Ecco. Oltre il piano C nessuno si è mai spinto. Il piano D devono essere i petardi sotto il letto, ma son pericolosi. Il piano E… No, dai, di fronte alla scelta di passare al piano E, i genitori chiamano direttamente il medico legale perché se non ti alzi con il piano D, sei morto. Vi chiederete in cosa consista il piano C. Esso consiste nel passare l’aspirapolvere. Qualunque madre nasce con la conoscenza, ora condivisa anche con i padri (vabbé la parità dei sessi, ma non bastava uno con l’aspirapolvere? Adesso ha anche uno che le dà il cambio! Ma vi rendete conto???), che l’unico modo per svegliare un figlio che vuole dormire è usare il rimedio verde. Ossia il Folletto [oggetto molto diffuso in Italia. Un po’ come i piatti della Tognana e il bicchiere / goto da osteria]. Ecco. Tu stai dormendo bello tranquillo e senti dei rumori sinistri provenire da oltre la porta chiusa. Tenace ti attacchi con tutte le forze al sogno che stai facendo, a cui inglobi il ronzio fastidioso dell’aspirapolvere, sorprendendoti nel vedere come stia bene Johnny Depp con la sola divisa da cameriera mentre passa l’aspirapolvere. Tuttavia il genitore insiste e senti: “Bzzzz… tok…. bzzzz … tok…. bzzzz… tok…. bzzzz…. tok…“, suono indicante inequivocabilmente l’aspirapolvere che sbatte contro la porta, per pulire ben bene la soglia di camera tua, che, si sa, è la zona più sporca della casa secondo il genitore e va pulita ripetutamente, mentre in realtà ci potresti operare la gente a cuore aperto. A quel punto nel sogno non sai come interpretarlo ‘sto suono del piffero e ti immagini che sia Vanessa Paradis (si’, lo so, adesso sta con Amber Heard, ma ancora non mi capacito…) che bussa per chiedere se glielo puoi ridare, il giovane, ché per pulire casa te ne puoi chiamare uno meno figo. E ti tocca darle ragione. Insomma, il sogno va in frantumi e ti svegli per forza. Con la strana sensazione alla Hannibal Lecter di voler sbranare qualcuno. Sensazione che si amplifica quando apri la porta e ti dicono, con aria angelica: “Ah, sei sveglia? Non ti avro’ mica svegliato??“.

UK / 4

Altre stranezze inglesi

Ovviamente io e mia sorella siamo andate a fare un paio di gite fuori porta. E abbiamo viste cose piuttosto curiose, tipo:

  1. nel Museo di Lyme Regis (che non è un luogo famoso perchè i reali britannici ci facevano feste a base di mojito), sulla costa britannica, vediamo una cosa inquietante (vedi foto). SAM_0736Trattasi di una bambola ritrovata in mare, proveniente da un naufragio del secolo scorso. A dir poco inquietante. Nel senso che io, se fossi stato un bambino, con questa roba nel letto non ci avrei chiuso occhio. Per anni. E poi avrei chiesto spiegazioni domandando come diamine fosse loro passato per il cervello di farmi dormire con una cosa che stava bene solo sul set di Shining (tra le gemelle e il triclico, per esempio) o di Child’s Play (La bombola assassina). Roba che avrebbe spaventato il clown It di Stephen King…
  2. nello stesso paese, noto per i ritrovamenti di numerosi fossili (momento culturale) vediamo che non li prendono sottogamba, ma che son fondamentali. Cosi’ fondamentali che li trovi ovunque.SAM_0747SAM_0735 E quando dico ovunque non è per esagerare. Come ti giri vedi un’ammonite, un dente o un fossile (vedi foto). E poi ti indispettisci se nel caffé non galleggia un marshmallow a forma di stegosauro. Roba da far invidia a Jurassic Park.
  3. il gioco marino nazionale inglese è di gettare sassi in mare (vedi foto). SAM_0753Il trucco sta nel tirarli facendo dei divertenti rimbalzi sulla superficie del mare (un classico, che sembra facile, ma non lo è), oppure facendo gli schizzi più alti a parità di distanza oppure lanciarli in mare passando il più vicino possibile alla testa dei bagnanti, ma senza centrarli. Livello di difficoltà è piuttosto alta perchè spesso uno sbaglia mira e deve fingersi morto come un opossum per non esser picchiato dai bagnanti. In quel caso la ricompensa è come quella di Hunger Games: restare vivi.
  4. nei cimiteri ci son le panchine. SAM_0766Metti che un morto sia stanco di star disteso… Un paese che pensa a tutto. Anche quando tu sei nell’aldilà a berti il caffé della Lavazza e non ci pensi neanche per sbaglio. Il dato di fatto è che i cimiteri inglesi sono rilassanti. Contrariamente a quelli italiani, disseminati di ghiaino che ti resta attaccato alle suole e ti entra nelle scarpe. Giusto per avere un ricordo del caro estinto, credo. Comunque tutto quel ghiaino fa un rumore d’inferno. Altro che eterno riposo. C’è anche da dire che il verde erbetta rilassa e sul perchè cresca cosi’ bene, avrei una teoria… Io ci andrei a leggere un bel libro, tanto là c’è un silenzio di tomba e non c’è anima viva.
  5. i cartelli non ne mancano. SAM_0767Su uno viene fatto notare che se si dà da mangiare alle anatre, che son carine e coccolose, per gli amanti del pennuto idrorepellente, si dà anche da mangiare a ratti e piccioni, che son meno carini e meno coccolosi. Ma che non si dica che non portano niente e che non son rinoscenti. Mi getti un biscottino? Io ti faccio venire la peste. Son generosi di natura. Poi, poracci, mica è colpa loro. Li hanno adibiti al controllo demografico. Son lavori ingrati. Sull’insegna seguente, invece, c’è un posto che si chiama il Buco del Topo. SAM_0769Ora, signori proprietari del locale, ma secondo voi, uno viene a mangiare a casa di un topo? Primo: da che mondo è mondo è il contrario: il topo che si auto-invita; secondo: che mi date da mangiare? Il formaggio? Il formaggio inglese? Ma che, scherziamo? Terzo: i topi vivono nelle fogne o nelle intercapedini dei muri. Come stiamo a igiene, eh, eh? Come stiamo? Insomma, come nome non mi sembra il massimo. Finisco con l’ultima insegna, quella motivazionale. SAM_0785Per incentivare la gente a salire una piccola collinetta, praticamente in piano, dove si trova anche un bellissimo castello e dalla quale c’è una splendida vista sul mare, questi si dovevano pur ingegnare… Quindi li prendono per la gola. Un po’ come quella bambina che ho visto a Venezia la scorsa settimana e che mi fa pensare che sia una pratica inglese piuttosto diffusa. La bambina gioca a nascondino in Campo S. Stefano e la mamma la chiama. Poi la chiama. Poi la chiama. La chiama. Niente, quella si nasconde e non cede neanche alla minaccia che la lascino là. A quel punto la madre sfodera l’arma segreta: “Caroline…icecream!” E la bimba si precipita rischiando di spatasciarsi, nella foga, sui masegni. Li addestrano da piccoli a rispondere al segnale del gelato. Un po’ come il bat-segnale. Ecco. Mi chiedo se chiamassero Batman con la promessa di dargli un pipistrello fritto, se faceva il bravo. Anche perché mi domando cosa gli dessero quando si comportava male… Impepata di pantegane? Spiedini di vermi caramellati? Scorpioni con il puré? Cimici al profumo di composter? Vermicelli con i lombrichi? Posso andare avanti per ore. E mi è venuta anche fame…

Nella prossima puntata: gita a Durdle Door.