San Valentino

Ah, che meraviglia! Non sentite cosa c’è nell’aria? Sì, son le polveri sottili.

Parliamo di cose serie. Oggi si celebra l’amore e il Mondo si divide in due tipi di persone:

  • Che palle queste feste commerciali! Io dimostro il mio amore tutti i giorni, anche i festivi.
  • Il mio amorotto cucciolotto!! Cuoricini, arcobaleni, unicorni, peluche, cioccolatini, ecc.

In medio stat virtus, in vino veritas e, soprattutto, de gustibus non disputandum est.

Traduzione: Sui gusti non si discute. Se vi piace festeggiare fatelo, altrimenti, fate come ve pare, ma sappiate che se portate il vostro partner fuori a cena, e si ubriaca, magari scoprite delle magagnette. Insomma: la virtù sta nel mezzo e non nel dito medio. Errore comune.

Bon, detto questo, mi sembra il momento delle dichiarazioni strappalacrime.

Ho cercato per tanto tempo qualcun* con cui essere felice. Inizialmente credevo che fosse l’altro a dovermi rendere felice e che la felicità fosse qualcosa di estremo, che non ti fa respirare o dormire la notte, che ti fa sospirare, piangere, ridere come un pazzo e cadere nell’abisso subito dopo. Poi ho preso le pillole ed è andato tutto meglio. Scherzo. Niente pillole. Però è vero che avevo quest’idea dell’amore un po’ fine ‘800, con lui burbero, solitario e lei fragile e delicata che…boh! Di solito moriva di tisi o pugnalata e sveniva ogni tre per due. A pensarci ora era proprio un bel modello. Un’ispirazione. Un faro nella brughiera inglese. Vabbè, di questo riparliamo l’8 marzo.

Ecco, l’amore non è questo, o meglio, non lo è per me. Perchè su cosa sia l’amore han scritto, riscritto e trascritto il Mondo e oltre. Se ci fosse una definizione univoca non sarebbe amore, ma la formula del sale da cucina. NaCl, per chi se lo chiedesse [Usate quello dell’Himalaya? Come siete posh. Comunque una cosa tipo: NaCl con FeO. Sì, ha il ferro dentro. Pensavate che il color rosa fosse per timidezza?].

Comunque sto divagando.

Il mio amore è aver trovato una ruota. Eh, lo so. La metafora è poco romantica e molto pratica. A stare con lo zoppo, ti si addormenta un piede. Un ruota? Sì, quella ruota di ingranaggio che gira con me. Ho la mia ruotina che mi sostiene, e che sostengo a mia volta. Ci capiamo al volo (nonostante il rumore bianco di sottofondo: urla, pianti, cose che cadono, richieste a caso, ecc.), confidiamo l’uno sull’altro e, soprattutto, siamo nudi l’uno di fronte all’altro. Niente filtri, niente photoshop, niente ritocchini last minute. Eppure nessuno dei due nota le imperfezioni dell’altro perchè fanno parte della meraviglia. La meraviglia di rispecchiarsi in qualcuno e di sentirsi compresi. La bellezza di chi vorremmo sempre accanto. Poi è chiaro che vedere in me una bellezza è uno sforzo creativo secondo solo alla realizzazione della cappella Sistina e che se la Costante I dimagrisce ancora un po’ gli dovrò mettere il GPS per trovarlo, ma sono sciocchezze.

La classifica

Teniotto: “Ti voglio bene, mamma!”

Io, con gli occhi a cuore: “Anch’io ti voglio bene.”

Teniotto: “Voglio TANTO bene anche all’Orso Sandro!”

Vignette #Barzellette: valutazioni umane...

Io: “Scusa, scusa, scusa. MOMENTO. Se dovessimo fare – per assurdo – una classifica, la mamma verrebbe PRIMA dell’Orso Sandro. GIUSTO? [no pressure]”

Teniotto: “Siete tutti e due primi.”

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Io, capendo come si sarà sentito San Sebastiano [o Ally McBeal], respiro profondamente: “No, amore, la mamma e l’Orso Sandro NON possono stare a parimerito.”

Teniotto, perplesso: ” Ma io voglio bene a tutti e due!”

Io: “No, ma scusa, cosa fa l’Orsetto per te? Voglio dire: ti ho portato in pancia 9 mesi [Sì, sì, lo so, non si fa, ma se per generazioni le mamme lo hanno usato per far sentire in colpa i figli, vuol dire che funziona. Punto sull’esperienza.], lui che fa? Ti lava i vestiti, ti fa da mangiare, ti accompagna a scuola, ti coccola, ti cura se stai male, ti legge le storie, ti spiega e/o cerca le ciufolate che ti saltano per la testa [ES: qual è l’animale più veloce? La so! Il Falco Pellegrino.], ecc. Che fa? Eh? Che fa? [Che fa ‘sto orso de pezza spelacchiato con la faccia da ebete, eh?! Che fa??]”

Mi guarda. Lo guardo.

Ok, ho esagerato. Non è che l’amore si misuri in base a cosa fa o non fa una persona per un’altra. Gli sto dando un insegnamento sbagliato. Respiro. D’altra parte – capitemi – essere in competizione con un animale di pezza è dura.

Io: “Va bene, amore. Mamma scherzava. Va benissimo se vuoi bene a tutti e due.”

Mi guarda. Gli sorrido.

Teniotto: “L’Orso Sandro mi racconta le storie e mi fa i coccolotti prima di dormire.”

OK.

Prima ero sul punto di sventrarlo, togliere l’ovatta e metterlo steso in salotto al posto dei quadratoni morbidoni anti-caduta, ora invece son preoccupata che l’Orso Sandro sia posseduto. E adesso? Chi chiamo? Christopher Robin? No, il rischio è che si porti dietro Pimpi, Tigro e Ih-ho. Chiamo la zia Lucy dal Perù? Eh, ma quella mi dice di spedirlo a Londra con millemila barattoli di marmellata di arance. Il Ranger Smith di Jellystone? No, proporrà il classico cestino da pic-nic.* O metto il carico da cento con Leonardo DiCaprio?

Non dormirò mai più.

*Nell’ordine l’amico umano di Winnie The Pooh, la zia di Paddington che sta in una pensione per orsi (sic!) e, infine, la nemesi di Yoghi e Bubu.