So che alla gente che ha di meglio da fare (non io, ovvio) non interesserà, ma io son rimasta un dieci minuti a guardarle la targa chiedendomi come CAVOLO si potesse mettere un nome del genere ad una strada. Nome strada: VIA DEL MUTO DELL’ACCIA AL COLLO (vedi foto). Ora, caro sindaco, cara giunta, caro assessore, ma che nome è?? Seguono supposizioni su cosa significhi accia e sul senso di un muto che se ne va in giro con questa al collo:
- Il boia della città, munito di accia [nel senso di ascia], era muto. Tutte le fortune a lui. Uno che già la gente schifava perchè uccideva il popolo e che si invocava con una serie di epiteti poco lusinghieri, tipo “Porco boia!” o “Ladro di un boia!” o “Quella boia di tua madre boia!” e via di seguito. Un lavoro che aveva del potenziale, ma che poi, come tutti i lavori manuali, adesso è poco appettibile. Una generazione di gente choosy. Che non si vuol sporcare le mani.
- Questo signore teneva al collo un’accia [cioè una sciarpa di cotone], che gli serviva per il forte mal di gola che lo tormentava fin dall’infanzia. La gente, che è malevola, lo prendeva in giro, chiedendogli: “Come va, oggi? Ancora l’accia? Sei acciaccato?“. Seguivano risate. Il pover uomo (a quelli della Crusca, che escon sempre fuori quando manca o c’è un accento di troppo, faccio notare che esiston le due forme. Fatevi una vita. Uscite. Almeno non con il dizionario), per il dispiacere, restava muto.
- Un tale girava per le strade di Pavia senza sapere chi fosse né da dove venisse. Prese il nome di Smemorato di Pavia. Tale patologia lo portava a dimenticare tutto in corrispondenza di alcune parole, come ‘finanza’, ‘polizia’, ‘tasse’ e simili, e si era fatta strada in lui l’idea di essere un delinquente. Solo che ogni volta che si diceva: “Sono un delinquente! Devo andare alla polizia!“, se ne dimenticava e andava al bar a bere un caffé. Questo lo aveva reso molto nervoso e irritabile. Il barista gli diceva di non preoccuparsi e che al limite poteva chiamare la finanza per farsi fare un controllo delle tasse. In seguito un suo amico gli aveva consigliato di farsi un nodo al fazzoletto e lo Smemorato si era messo al collo un’accia [da leggersi foulard] a cui aveva fatto appunto un nodo. Non c’era stato alcun miglioramento, ma era diventato l’uomo più elegante della città e aveva aperto un negozio di stoffe.
- Il noto fruttivendolo della zona, per distinguersi dalle altre botteghe rivali o forse dal Doctor Who (vedi foto), andava in giro con un gambo di accia, ossia di sedano (vedi foto), a mo’ di collana oppure appuntato sulla giacca, dicendo che portava bene. Invece no. La sua non diagnosticata allergia a tale verdura lo aveva portato ad uno shock anafilattico, con conseguente rigonfiamento della gola. Incapace di parlare, era morto tra le braccia del macellaio, che esibiva un pollo attaccato alla cintura, e del droghiere con le olive sul cappello. Da qui l’originale ricetta dell’insalata di pollo, che venne appunto inventata in suo onore. E siccome chiamare la strada via dell’Insalata-di-pollo-in-memoria-dell’incidente-del-muto-dell’accia-al-collo-l’anno-prima-della-grande-carestia-quando-cambiarono-il-vescovo, sembrava pretenzioso (anche perchè si erano immaginati le vecchine al crocicchio, che discutevano se fosse l’anno in cui si era sposata la Mariuccia e aveva partorito i due gemelli di cinque mesi o quello in cui la Marina era scappata con il pretino nuovo. Ne sarebbe derivato un problema di viabilità notevole…), si era deciso per una versione ridotta.
- Oppure l’accia rappresentava un antico rimedio contro i vampiri. Incerti su quale tipo di verdura fosse più dannosa (una volta le comunicazioni sembravano il telefono senza fili o il bersaglio della Settimana Enigmistica. C’è gente che per anni si è chiesta perchè il Signore volesse approfittare della sposa prima del legittimo sposo, in virtù dello ius primae noctis, e lui invece aveva solo chiesto di pagare due marenghi prima di sera. Poi aveva visto che ci guadagnava al cambio e aveva lasciato le cose cosi’), per molto tempo i contadini del pavese avevano creduto che l’accia potesse allontanare i vampiri come l’aglio, le croci o i calzini bianchi con le scarpe nere. Questo rimedio pavesino (no jokes, please!), non era servito per nulla quella volta che il muto, bardato di accia, era stato sorpreso dal Vampiro Pavese, noto per il suo amore degli autoctoni, che – diceva – avevano un retrogusto di tortellino. Non riuscendo a chiamare aiuto, lo avevano trovato dissanguato e senza accia, che il Vampiro Pavese, essendo un buongustaio, aveva usato per far scarpetta nel sangue. Praticamente un Bloody Mary. Non vi spiego poi la delusione del Vampiro Pavese quando, per darsi un tono con gli amici, aveva invitato il Vampiro Lodigiano e il Vampiro Milanese a bere un aperitivo e poi non era riuscito a trovare nessuno.
Questi dunque i miei pensieri. Ovviamente prima di scoprire che è legato ad una leggenda locale: Leggenda via. Poi non ci ho pensato più e mi è venuta voglia di un cocktail.