Acci(picchi)a

So che alla gente che ha di meglio da fare (non io, ovvio) non interesserà, ma io son rimasta un dieci minuti a guardarle la targa chiedendomi come CAVOLO si potesse mettere un nome del genere ad una strada. Nome strada: VIA DEL MUTO DELL’ACCIA AL COLLO (vedi foto). Ora, caro sindaco, cara giunta, caro assessore, ma che nome è??WP_20140503_004 Seguono supposizioni su cosa significhi accia e sul senso di un muto che se ne va in giro con questa al collo:

  1. Il boia della città, munito di accia [nel senso di ascia], era muto. Tutte le fortune a lui. Uno che già la gente schifava perchè uccideva il popolo e che si invocava con una serie di epiteti poco lusinghieri, tipo “Porco boia!” o “Ladro di un boia!” o “Quella boia di tua madre boia!” e via di seguito. Un lavoro che aveva del potenziale, ma che poi, come tutti i lavori manuali, adesso è poco appettibile. Una generazione di gente choosy. Che non si vuol sporcare le mani.
  2. Questo signore teneva al collo un’accia [cioè una sciarpa di cotone], che gli serviva per il forte mal di gola che lo tormentava fin dall’infanzia. La gente, che è malevola, lo prendeva in giro, chiedendogli: “Come va, oggi? Ancora l’accia? Sei acciaccato?“. Seguivano risate. Il pover uomo (a quelli della Crusca, che escon sempre fuori quando manca o c’è un accento di troppo, faccio notare che esiston le due forme. Fatevi una vita. Uscite. Almeno non con il dizionario), per il dispiacere, restava muto.
  3. Un tale girava per le strade di Pavia senza sapere chi fosse né da dove venisse. Prese il nome di Smemorato di Pavia. Tale patologia lo portava a dimenticare tutto in corrispondenza di alcune parole, come ‘finanza’, ‘polizia’, ‘tasse’ e simili, e si era fatta strada in lui l’idea di essere un delinquente. Solo che ogni volta che si diceva: “Sono un delinquente! Devo andare alla polizia!“, se ne dimenticava e andava al bar a bere un caffé. Questo lo aveva reso molto nervoso e irritabile. Il barista gli diceva di non preoccuparsi e che al limite poteva chiamare la finanza per farsi fare un controllo delle tasse. In seguito un suo amico gli aveva consigliato di farsi un nodo al fazzoletto e lo Smemorato si era messo al collo un’accia [da leggersi foulard] a cui aveva fatto appunto un nodo. Non c’era stato alcun miglioramento, ma era diventato l’uomo più elegante della città e aveva aperto un negozio di stoffe.
  4. Il noto fruttivendolo della zona, per distinguersi dalle altre botteghe rivali o forse dal Doctor Who (vedi foto), andava in giro con un gambo di accia, ossia di sedano (vedi foto), a mo’ di collana oppure appuntato sulla giacca, dicendo che portava bene. Invece no. La sua non diagnosticata allergia a tale verdura lo aveva portato ad uno shock anafilattico, con conseguente rigonfiamento della gola. Incapace di parlare, era morto tra le braccia del macellaio, che esibiva un pollo attaccato alla cintura, e del droghiere con le olive sul cappello. Da qui l’originale ricetta dell’insalata di pollo, che venne appunto inventata in suo onore. E siccome chiamare la strada via dell’Insalata-di-pollo-in-memoria-dell’incidente-del-muto-dell’accia-al-collo-l’anno-prima-della-grande-carestia-quando-cambiarono-il-vescovo, sembrava pretenzioso (anche perchè si erano immaginati le vecchine al crocicchio, che discutevano se fosse l’anno in cui si era sposata la Mariuccia e aveva partorito i due gemelli di cinque mesi o quello in cui la Marina era scappata con il pretino nuovo. Ne sarebbe derivato un problema di viabilità notevole…), si era deciso per una versione ridotta.
  5. Oppure l’accia rappresentava un antico rimedio contro i vampiri. Incerti su quale tipo di verdura fosse più dannosa (una volta le comunicazioni sembravano il telefono senza fili o il bersaglio della Settimana Enigmistica. C’è gente che per anni si è chiesta perchè il Signore volesse approfittare della sposa prima del legittimo sposo, in virtù dello ius primae noctis, e lui invece aveva solo chiesto di pagare due marenghi prima di sera. Poi aveva visto che ci guadagnava al cambio e aveva lasciato le cose cosi’), per molto tempo i contadini del pavese avevano creduto che l’accia potesse allontanare i vampiri come l’aglio, le croci o i calzini bianchi con le scarpe nere. Questo rimedio pavesino (no jokes, please!), non era servito per nulla quella volta che il muto, bardato di accia, era stato sorpreso dal Vampiro Pavese, noto per il suo amore degli autoctoni, che – diceva – avevano un retrogusto di tortellino. Non riuscendo a chiamare aiuto, lo avevano trovato dissanguato e senza accia, che il Vampiro Pavese, essendo un buongustaio, aveva usato per far scarpetta nel sangue. Praticamente un Bloody Mary. Non vi spiego poi la delusione del Vampiro Pavese quando, per darsi un tono con gli amici, aveva invitato il Vampiro Lodigiano e il Vampiro Milanese a bere un aperitivo e poi non era riuscito a trovare nessuno.

Questi dunque i miei pensieri. Ovviamente prima di scoprire che è legato ad una leggenda locale: Leggenda via. Poi non ci ho pensato più e mi è venuta voglia di un cocktail.

La fine del Mondo

Ecco. Io la fine del Mondo me la immagino cosi’. Gente in preda a crisi di nervi, gente attaccata alla connessione del bar, gente che si converte alla Chiesa dell’Ottavo Giorno, gente che pensa anche di usare le cabine telefoniche o il fisso di casa, riesumando un’agenda dell’85, gente che scippa i cellulari ai vecchietti perchè loro, che son conservatori, hanno Poste Mobile o Tim. Gente che si trappa i capelli perchè si’, ormai lo sapete tutti, Wind-Infostrada è andata in tilt per cinque ore: Articolo Corriere della Sera. Ore di panico e di angoscia. Per fortuna è tornato tutto come prima. Altrimenti sarebbe dovuto intervenire l’esercito con i lacrimogeni e gli idranti. Siano lodati i ripetitori satellitari e sia lodata l’ADSL. E anche l’LSD, ma questa è un’altra storia. E ovviamente ad uno viene in mente questo:

Ma anche questo mi sembra attinente perchè infondo siamo tutti un po’ convinti che ci siano dei folletti che fanno funzionare il computer:

Io personalmente l’ho presa con filosofia. Non funziona niente? Vabbé, inutile arrabbiarsi, usciamo, facciamo un giro e se quando torno continua a non funzionare niente, mi leggo un libro. Se togliessero acqua e corrente a tutto il quartiere e non potessi farmi un caffé o andarne a bere uno al bar, allora quello si’ sarebbe un problema serio. Da sgunzagliare la guardia nazionale, l’esercito della salvezza e la protezione civile, che dovrebbero attrezzarsi con caffé, shaker e zucchero. E San Bernardo con la grappa. Ovvio. Cosa siamo? Degli incivili? Ne andrebbe insomma della salvezza della razza umana. Oltre che della mia sanità mentale. Scherzi a parte, stare un po’ tranquilli, senza sentire squilli, trilli e suonerie improbabili, oppure conversazioni di duemila decibel superiori al sopportabile, fa bene all’umore. Anche perchè ti capita di sentire, mentre sei al bar, la conversazione del benziaio di fronte, che ha appena subito un processo per spaccio di droga. Ne riparliamo domani. Prima devo sentire il mio consulente per sapere se raccontare questa cosa mi puo’ causare una querela o no. Spero di no. Merita.

Errata corrige

Qualcuno mi ha detto, nel giro di pochi giorni, che c’erano un paio di cose che non andavano bene nei miei post:

  1. “Guarda che ci sono degli errori verso la fine di Uno più uno“. Chiedo quali. Mi risponde: “Boh, non so, ma mi pareva sbagliato“. Preciso.
  2. Avevo scritto Eva LINGORIA, e subito mi arriva un messaggio: “Eva LONGORIA. Chi ha orecchie, in tenda a scrivere.” Ok, lo ammetto. Ho mentito. Ho degli amici. E son dei comici come me.
  3. Poi ho quelli che si preoccupano che mi arrivino proteste da gruppi religiosi offesi: “Piccolo consiglio politically correct: sostituisci testimoni di Geova con proseliti di qualche culto“. A cui segue anche il rimando alla treccani: Definizione proselito. Non son carini? Si preoccupano che mi prenda una denuncia. Figuriamoci. Mi leggono in due… E quindi rincaro il concetto (preso dalla sit-com Black Books):

Premetto che la maggior parte dei post son scritti dal cellulare o in treno e che raramente rileggo quello che ho scritto. Quindi è normale che ci siano errori a iosa. Un giorno mi ci mettero’ di buzzo buono a corregger tutto, ma per il momento sono un po’ presa da altre cose. Vabbé. Non ho voglia. Un giorno pero’ mi ci mettero’. Detto questo, ritorno al dunque. Il presente post serve a sottolineare che ho un team di correttori di bozza, non pagato, che mi controlla e che non me ne fa passare una. Uno spera che si distraggano, invece no. Un team di precisini, che mi aiuta senza ottenere nulla in cambio. Un po’ come la mia PR ufficiale, che se non ci fosse lei, mi leggerebbe solo mia madre. E quindi? Niente. Li volevo ringraziare. Li lovvo. Certo, ho il dubbio di essere una capitalista del piffero, che sfrutta il proletariato innocente, ma poi mi dico che un giorno, quando pubblichero’ il mio primo libro, che vendero’ a parenti e amici (che poi son sempre loro), li citero’ e se mai dovessi guadagnarci qualcosa, una cena di pesce al Piccolo Lago di Verbania la offro a tutti.

Studenti e Casi Umani / 6

Cari amici, care amiche e tutti gli altri, eccoci arrivati alla fine della carrellata di Casi Umani versione junior. Per alcuni sarà un sollievo. Dal prossimo post cambio argomento. Promesso. Certo, manca la versione senior, che ho già promesso di scrivere, quindi vi tediero’ ancora con queste cose, rassegnatevi.

  1. Il pavone. Quello che viene a scuola e controlla che tutti lo guardino, che attira l’attenzione, che non vuole per nulla al Mondo spostarsi dal suo cono di luce, per nessun motivo. Non fa la ruota solo perchè non ha la coda. Ma forse si sta attrezzando.
  2. Il morto di F. Quello che ci prova con qualunque cosa sia viva, agonizzante oppure inanimata. Quello che poi si stupisce che le ragazze alla sua vista rasentino i muri. Quello che tutte evitano come morte, colera e testimoni di Geova tutti insieme, facendo il giro dell’isolato o lanciandosi dalla tromba delle scale per non incrociarlo. Quello che poi si chiede stupito perchè sia solo. Domandati.
  3. L’esibizionista. Quello con il cavallo dei pantaloni giro ginocchia, con i boxer a vista. Quello che sai quante volte si cambia le mutande in una settimana. E che poi eviti perchè la risposta è una volta a settimana. E forse le gira pure. Il che mi ricorda quello studente con i boxer con scritto sull’elastico: “Follow me!”. Che è inquietante, ammettiamolo.
  4. Il biografo. Quello che chiede tutto della vita dei Professori. Quello che si infastidisce se non gli rispondi. Quello di cui hai anche un po’ paura perchè ti domandi se un giorno non te lo troverai sotto casa. Con due amici di quelli brutti, sporchi e cattivi (e cito).
  5. Il solitario. Quello che sta sempre da solo. Come i diamanti.
  6. Il colico. Quello che ha le coliche e deve scappare in bagno ogni tot minuti con regolarità. Ci si potrebbero sincronizzare gli orologi. Poi torna in classe e tergiversa prima di sederti, per poi informarti, finemente, che: “Prof, spetti un attimo. Mi brucia il c*lo. Già non sto bene, poi ‘sta carta igienica è come la carta vetrata!“. Perché non vogliono MAI mantenere un po’ di mistero? Che poi son dei lord inglesi, avete notato?
  7. L’apatico. Quello che ha la stessa reazione in qualunque situazione. Puoi dirgli che ha preso un brutto voto, che gli sta camminando sul braccio una tarantola, che la scuola va a fuoco, che fuori c’è Eva Longoria che lo aspetta per un viaggio esotico, la reazione sarà sempre la stessa. Almeno avrà un futuro come mimo al centro commerciale o troverà lavoro come meme di nuova generazione. Con la penuria di lavoro che c’è, buttalo via…

 

Uno più uno

Eccomi qua di nuovo a ringraziarvi per il traguardo delle 5000 visualizzazioni. Per la seconda volta. E quindi siamo a 10.000. In tre anni di vita. Che sembrerà poco, ma io son fiera. E mi showoffo pure, visto che vi lovvo per questa cosa. Che dire? Grazie ancora per aver perso tempo guardando questo sito. E siccome, come dice mia mamma, l’erba cattiva (io) non muore mai e ho sette vite come i gatti (neri), credo che mi troverete qui ancora per un bel po’. Poi stanno arrivando le vacanze, anche se c’è la crisi e nessuno si muove. Poi è meglio cosi’ perchè al sole ti viene il melanoma. Poi il mare ‘sa da freschin‘ (uova belle marce, a riprova che il sole fa male) e la montagna è verde, quindi acerba. Insomma, diciamocelo chiaramente: o uno ha un amico (lo diventa, se non lo era prima) con la casa da qualche parte (e per disperazione anche Sesto San Giovanni viene considerata campagna e Marghera località marittima – che poi i fanghi ci sarebbero, ma vabbé) oppure uno se ne sta a casa. Davanti al pc o al mac (ma se hai un mac un due giorni a Rimini te li puoi permettere, dai!). Io non ho amici. Neanche a Cuneo. Che poi è un peccato. Se qualcuno, mosso da pietà per il fatto (triste) che restero’ qui a scrivere stupidaggini per voi, mi volesse portare a Cuneo, non direi di no. Lo sogno dal 2011. E mi sogno pure la torta alle nocciole di Langa con il Barolo (chinato).