Nobel

Come so che nessuno dei miei due figli vincerà un Nobel? Beh, per due episodi.

Teniotto prende in mano una racchetta da mosche, di quelle alimentate a pile. Premi un bottone, l’elettricità passa e la mosca viene intontita da una scarica elettrica. Diciamo che rispetto alle palette tradizionali in cui veniva spiaccicata e le sue budella dovevano essere grattate via, ha qualche chance in più.

[Se siete di quelli che non farebbero male neanche ad una mosca, potete continuare a leggere. Nessuna mosca è stata ferita, maltrattata o vituperata.]

Prende in mano la racchetta, schiaccia il pulsante con una mano e con l’altra tocca la parte elettrificata. Piange. Lo consolo. Gli spiego che non la deve toccare, che se dovesse riaccadere, basta lasciar andare il bottone. Si asciuga le lacrime. Ha capito. Dopo meno di un minuto lo rifà. Piange. Lo guardo. Piange ancora di più. Lo guardo. Gli dico di mollare il bottone. Non lo fa. Morale: ho dovuto nascondere la paletta.

A quel punto ripongo tutte le mie speranze nel secondo figlio.

Miciozilla estrae una teglia da forno incastrata sotto la tavola e se la tira su un piede. Urla, pianti, strepiti: il solito. Lo consolo e gli spiego che non la deve toccare, che si fa male, che la bua qua e la bua là. Ha capito. Dopo meno di un minuto estrae nuovamente la teglia e se la ritira su un piede. La paro in extremis. Lo guardo. Ride. Gli rispiego. Dopo meno di 30 secondi riprende la teglia. Morale: ho dovuto nascondere la teglia.

La cosa mi ha gettato nello sconforto perchè le cavie (dei topi!!), una volta ricevuta una scossa o dopo aver sentito male, una determinata cosa non la fanno più. I miei figli sì.

Ora, quanto devo abbassare le mie aspettative per non rimanere delusa?

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