Notte prima degli esami / 2

Seconda parte del precedente: Notte prima degli esami

Stavolta sono preparata a tutto: malattie, nubifragi, pestilenze, ecc. Voglio proprio vedere cosa s’inventa Saturno ‘sto giro.

Vengo a sapere che c’è il Giro d’Italia, che passa da qua e che chiuderanno praticamente tutto, impedendomi il megaripasso dell’ultimo minuto. Vabbé, farò in altro modo. Vado da mia mamma il giorno prima, metto i bambini (2) in giardino, mi giro per andare a ripassare e sento Miciozilla che piange. Mi affaccio e dall’alto lo vedo a terra. Mi scatafascio scendendo le scale. Mia madre entra in casa con evidenti macchie di sangue sulla maglietta, il bambino urlante e il panico negli occhi. Si è aperto la testa, facendosi quello che risulterà un taglietto di pochi millimetri, ma siccome era sulla testa, sembrava una maschera di sangue. Per capirsi, se l’avesse visto la platea che a Cannes ha visto “Crimes of the future”, si sarebbe allontanata alla velocità della luce vomitando moules-frites. Si scherza, alla fine non era niente. Ci ho perso due ore per medicarlo e coccolarlo e un anno di vita per lo spavento. Ci ho guadagnato una lavatrice.

A questo punto, mentre Miciozilla dorme il sonno del giusto e io ripasso quello che posso, a mia mamma viene l’idea del secolo: portare la bicicletta di Teniotto a riparare. Io devo prendere un treno alle 17 circa e lei torna, serafica, verso le 16.45, anche un po’ scocciata che io fossi innervosita. Devo prendere un treno, per andare a fare un esame e tu te la prendi comoda? Mi boicotti? No, ma dillo, che almeno uno lo sa e mette in campo una serie di strategie e contro-strategie, no?

Comunque prendo il treno al volo, scendo alla stazione e mi accoglie un tappeto di pioppi di mxxxa-ti-ta-morti-cani (e solo perchè sono una signora). Volano ovunque, si appiccicano dove non dovrebbero e alla fine sembro un marshmellow. E vabbé. Faccio il mio esame e il giorno dopo, che è un sabato, ho il secondo. Torno in treno a XXX, non da mia mamma, e arrivo a casa mia trascinandomi sui gomiti perchè il bus non c’era e son tornata a casa a piedi. Saranno 3km, ma non sono abituata a camminare.

Vado a dormire? Naaaah. Mi metto a studiare, ripasso un po’ di cose, poi dico anche basta, dò solo un’ultima occhiata alla casella di posta dell’Università, ma giusto perchè son paranoica. E la trovo là: email dell’assistente che ci avverte di un cambio sede. Per capirsi è come se avessero spostato dall’Università Bicocca alla Statale di Milano, quindi non proprio attaccate. C’è però da dire che nel mio caso cambiava proprio tutta l’organizzazione del viaggio perchè in un caso sarei partita a tot ora, nell’altro un’ora prima. Bestemmio, ma mi dico che è meglio saperlo adesso che il giorno stesso.

Mi sveglio con un’altra mail che dice che scherzavano. Partono messaggi sulla piattaforma di e-learning in cui la gente cerca di capire dove bisogna andare per dove si deve andare. Il macello. Districandomi tra duecento messaggi contradditori, seguo le direttive iniziali e mi presento nel posto giusto. Culo. Sì, chiaro. Dopo una mezz’ora che era cominciato l’esame arrivano altre persone trafelate, ma vengono rispedite al mittente.

Ora, io capisco tutto, ma dare informazioni sbagliate all’ultimo minuto, a gente che già è stressata, che magari ha anche chiesto un permesso per esserci, è o non è una cattiveria gratuita? Poi arrivano e non li fai entrare? Ma che è? Sei arrivato tardi? Vabbé, ti siedi in silenzio post-apocalittico e ti fai l’esame in un’ora e non in un’ora e mezza. Non capisco il problema, ma magari sono io limitata.

Insomma: l’università è sempre uguale. Oh, come se non fosse passato quasi un lustro. Il problema è che se per noi, abituati all’inefficienza cronica, era normale partire con la paranoia secca e controllare millanta volte, anche sul sito, sulla porta d’entrata, in dipartimento, seguire il prof. da casa, ecc., per quelli che sono giovani questo è destabilizzante. Poi, quando sono uscita ho sentito parecchi che si lamentavano perchè c’erano argomenti che non avevano studiato. Questo a noi succedeva SEMPRE (anche se ti eri studiata pure che dieta seguiva e che medicine prendeva Mommsen) e non mi pare una cosa grave. Invece, ascoltando meglio la conversazione, ho capito che stavano parlando di argomenti che c’erano nel programma. Questi non sanno leggere un programma. Non sarebbe così grave se non fosse che sono gli stessi che insegnano e/o che sono futuri docenti della scuola pubblica. NON SANNO LEGGERE. Ottimo.

Perchè ne parlo ora? Perchè ho appena fatto lo scritto per il mio primo Concorso per la Scuola secondaria di primo e secondo grado [Medie e Superiori per chi si è distratto negli ultimi 20 anni]. Ma come?? Solo adesso? Ma hai centoventicinque anni!! Portati male, pure. Eh, ma prima avevo piscina. Poi è il terzo concorso che faccio e, giusto per tirarmela (la sfiga, dico), li ho sempre passati tutti. Se mi sento ispirata poi vi racconto un po’ come funziona ‘sto concorso. LE RISATE PROPRIO!!

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