Pilastri concettuali

Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, ha visto un pilastro decorativo concettuale. Molti lo avranno anche a casa. Spesso non per colpa loro. Lo avranno ereditato oppure è un ricordo della zia Adelina. Cosa importa se mi ha preso un grifone che addenta una pecora? Ai grifoni piacciono pecore, arieti, montoni e cervi. Non è che potevamo fargli mangiare la pasta e fagioli o le sfogliatelle, eh?! Cosa importa se frotte di animalisti mi tirano cipolle marce da quando sono venuta ad abitare qui? Cosa importa se mio figlio ha paura che il grifone si animi e gli addenti un polpaccio? Cosa importa se me lo sogni pure io di notte? Cosa importa tutto questo, se posso tenere il regalo fattomi dalla zia Adelina? Zia Adelina? Un paio di calzini per Natale, grazie!

Tutti noi abbiamo visto almeno un pilastro decorativo con sopra una statuina concettuale. Di seguito qualche esempio, che ho visto di recente:

WP_20140806_001 WP_20140806_002Due pilastri enormi decorati con due minuscoli scoiattoli colorati che mangiano una noce ciascuno, simbolo di fertilità e abbondanza. Meglio del grifone, senza dubbio. Di seguito il particolare del pilone destro. Non so, saro’ io arida, ma Cip & Ciop all’entrata di una casa fanno impressione. Assomigliano troppo a delle pantegane. E non ho un buon rapporto con i roditori, si sa: Topi e zollette. Lo so, tiro fuori spesso quell’aneddoto, ma mi ha traumatizzato, come la gabbia con le pantegane e il ratto che ha cercato di addentarmi da piccola. Insomma, son traumi. E poi ognuno ha le sue fobie. La mia si chiama musofobia. Giuro. Si chiama cosi’. Non è una forma grave, tipo quelle che saltano sulla sedia, urlano, prendono una scopa, si strappano i capelli e telefonano al 118. Io mi contengo: esco dalla stanza, mi guardo una puntata di MacGyver, mi costruisco un lanciafiamme seguendo le sue istruzioni, do’ fuoco alla stanza e solo DOPO chiamo il 118. Non vorrei passare per pazza o isterica.

WP_20140806_003Nel secondo caso emerge il lato infantile del padrone di casa, influenzato dalla vicina presenza austriaca, che cerca di far rivivere una favola senza tempo. Biancaneve pensosa e seduta, contempla l’infinito mentre due fedeli compagni (Brontolo e Cucciolo) la proteggono dai pericoli. Ora, vabbé Biancaneve e i Sette Nani, che è il classico ornamento di un giardino su due, ma tra sette nani, dico sette, vai a scegliere i più sfi*ati di tutti? Brontolo brontola e basta. Quale aiuto puo’ dare in caso di pericolo? Stordisce il malitenzionato lamentandosi? Cucciolo è anche peggio. Ma si puo’ prendere come guardiano l’unico muto del gruppo, che inciampa ogni tre per due?? Peggio di Cucciolo c’era solo Pisolo. Anche se forse avrebbe potuto far addormentare chiunque a suon di sbadigli. Ma prendi Dotto, no!? Oppure Eolo, che almeno gli fa venire una bella bronchite!! Poi c’è da considerare il problema del Fronte di Liberazione dei Nani da Giardino. Pensate che scherzi? Hanno anche una pagina Facebook in italiano. Poi consiglio di guardare il link: Liberate i nani in cui si spiega come riconoscere un nano vero da un nano finto. Mi sento rassicurata. Non vorrei che qualcuno per sbaglio mi rapisse per liberarmi  nel bosco. Non voglio essere liberata. E quella cretina di Biancaneve, che accetta mele dalle sconosciute, fa la gatta morta con i nani per ottenere ospitalità e si fa baciare dal primo Principe Azzurro che passa, io non la conosco. Pero’ vorrei sapere che creme usa perchè dopo giorni in una teca di vetro invece di decomporsi è rimasta uguale.

Sappiate che d’ora in poi andro’ a caccia di piloni decorativi e che poi ci faro’ un book fotografico dal titolo: Antropologia della decorazione pilastrica: il male è tra noi. Scherzi a parte ognuno decora i pilonatri come vuole. I piloni sono miei e me li decoro io! I miei, siccome è Natale, hanno il muschio. Domani ci metto le statuine e faccio il presepe. Almeno i bambini non si spaventeranno. Difficile pensare che una mucca ti addenti un polpaccio o che l’asino ti pianti gli artigli nella schiena. Sui re Magi non garantico.

Illusionismo…

Vado in montagna, in un’amena località chiamata Serrai di Sottoguda, di cui ignoravo l’esistenza. Tutti quanti prendono il trenino, ma siccome sono snob e il trenino in montagna mi sembra un’assurdità, decido di salire a piedi. Poi scopro che son circa due chilometri in quasi-piano e mi stupisco della pigrizia della gente. Poi vedo che quelli che camminano con noi sono attrezzati che manco scalassero dei ghiacciai a mani nude, con tanto di pantaloni termici, racchette, scarponi, ecc. e che invece quelli in abbigliamento da turista sprovveduto o “della domenica pomeriggio, dopo pranzo e dopo pennica” si fermano ogni due metri a farsi delle foto con il cellulare, possibilmente di schiena, vista terga, in modo che si capisca che stanno salendo. Ora, ma che ti sali, che siamo in piano??  E dalla foto credi che non si capisca?? Tra l’altro, se il tuo intento è di far vedere che stai scalando l’Everest e si vedono le infrandito, non è che tu possa sembrare cosi’ credibile, sai? Spero sempre che si tratti di mancanza di ossigeno per l’altitudine…

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Aspettativa

Realtà

Realtà

Comunque, a parte la gente curiosa che si incontra sempre e vabbé, quello che mi ha più stupito è stata la cascata. Ora, io non pretendo che devino il corso dei fiumi facendo delle dighe con i corpi dei forestali oppure che portino l’acqua in cima con una catena umana  per poi farla defluire a valle oppure che facciano delle danze della pioggia in perizoma ai chiari di luna, ma almeno non mi far vedere che c’è una cascata bellissima piena d’acqua! Perchè poi io arrivo, la cerco e trovo al suo posto un rigagnolo d’acqua che neanche quando do’ da bere ai fiori sul balcone e una parete umidiccia di muschio che ci decoro la casa di Babbo Natale per anni… Ecco. Tutta quella strada e neanche una cascata decente… Per coronare il tutto il trenino passava ogni cinque minuti a portare su e giù la gente (il conducente, poraccio, che lavoro…), che ci guardava, noi a piedi, come se fossimo parte dell’ecosistema. Mancava solo il bambino che chiede alla mamma: “Mamma, cosa sono quelli?” e lei: “(sussurrando) Gente che cammina in montagna. Non li guardare direttamente, ché si infastidiscono e si nascondono nei boschi. Se non li disturbi non ti fanno niente, ma se butti per terra una carta o se raccogli fiori o funghi son capaci di rimproverarti per ore! Dai! Dagli qualcosa da mangiare!“. Segue lancio di noccioline. 

…looking cute in the same room…

La maggior parte del Mondo forse conosce già questa parodia e posso dare l’idea di quella che non ha voglia di scrivere questa settimana (che forse è pure vero, a ben guardare), ma questo video lo trovo esilarante: Parodia Instagram. Nonostante quello di Dora sia ancora meglio: Dora l’esploratrice.

Domani mi impegno, dai…

Senza parole

Pensavo di averle viste tutte, invece oggi mi arriva questa :
 Segue dettaglio IMPRESSIONANTE :
Care Poste Italiane, chiedete cosa riesca ancora a stupirmi?
Il sangue sulla busta è un bell’inizio…

Viaggi in due / 1

Io e mia sorella andavamo spesso in giro per il Mondo a visitare posti diversi e suggestivi.
BATH
Decidiamo di andare a Bath nonostante le catastrofiche condizioni millantate dal meteo inglese. Chiediamo all’albergatore, il quale, ci rassicura sul fatto che non stia piovendo, a Bath, più del solito. Ci fidiamo. Di cognome faceva Noè perchè la strada era quasi tutta cosi’:
Macchina a noleggio, guida all’inglese, un pelo di ansia te la mette…
Comunque, con l’aiuto di santi nostrani e non, arriviamo all’indirizzo indicato e si tratta di un Pub. Un Pub? Mah! Che ci faccian dormire sul bancone? Sopra i barili di birra? Cominciano i sospetti, ma, essendo giovani ed ingenue, pensiamo che non ci sia nulla di male. Il sospetto diventa certezza quando il tipo del Pub, da dietro il bancone e con aria più che svogliata, si guarda le spalle mentre ci accompagna su per una scala ripida, ci apre la porta e ci mostra la nostra stanza. Un metro per un metro, da starci comodamente in piedi. Mia sorella, perplessa, domanda del bagno. Ci indica un’altra porta, di fronte alla nostra, dove si trovano non uno, ma ben tre water (uno funzionava, forse gli altri eran di riserva?), un monte di carta igienica, un lavandino per lavarsi una mano alla volta (ma, ovviamente, l’asciugamano te lo portavi da casa, oppure cominciavi a spiegarti il monte di carta igienica) e una doccia. Bello. Accogliente. Freddo come il Polo Nord. D’inverno. Lui sembra quasi fiero del bagno. E vabbé. Mia sorella chiede della colazione. Io non avrei osato. Lui ci indica un angolo della stanza, ci saluta e ci dà le chiavi. Quando esce, io e mia sorella attacchiamo a ridere. Qui di fianco potete ammirare la colazione, inclusa nel prezzo. Per forza. Te la dovevi far da solo:
Si notino il tostapane (utile, se ci fossimo portate il pane da casa…) e il succo di frutta, nonchè la monotazza ed il monobicchiere. Ma soprattutto si noti la mancanza del bollitore, nonostante la presenza del Nescafe. Forse, secondo lui, dovevamo usare la saliva o l’acqua del bagno per farci un caffé??
Qui sotto, la splendida vista sul cortile vittoriano, con fontane, getti d’acqua e statue d’epoca. Da notare il tronco di pino che attraversa la corte. Opera contemporanea giapponese oppure necessario per questioni di statica? Non ci è dato sapere.
La nostra versione era che fosse camera sua. Non c’era altra spiegazione…