Spid

Vado in Posta per fare lo Spid [che è questo: https://www.spid.gov.it/%5D. Siccome non ho tempo da perdere, uso la App delle Poste per prendere appuntamento [che è questa: https://www.poste.it/applicazione-ufficio-postale.html%5D. Mi reco quindi all’ufficio postale, entro ed entra anche un signore dopo di me. Mi fermo per usare il dispenser con il disinfettante e quello mi dribbla e va a prendersi il numero schiacciando con le sue belle dita sporche il display del totem. OK. Già partiamo male. Poi mi ha rubato il posto e spero che gli venga il cagotto a causa dell’aria condizionata. Mi avvicino ai posti a sedere e l’ultimo, ovviamente, l’ha preso lui. Mi pare chiaro che il PdM (pezzo di mentecatto), a questo punto, abbia un conto in sospeso con me. In quel momento, nella mia personale scala di odio, stava appena sotto quelli che hanno insultato Alice Campello, la moglie di Morata [se siete stati in fondo al mar (con voce del crostaceo) fin’ora: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/07/europei-2021-alice-campello-e-i-figli-minacciati-di-morte-dopo-italia-spagna-la-moglie-di-alvaro-morata-replica-cosi/6253619/].

Aspetto in piedi, a circa un due metri da lui. Dopo pochi minuti, nel tabellone appare il mio numero (che è quello che ti arriva con l’App) e vado allo sportello. Per andarci gli passo davanti. Sento un borbottìo indistinto, ma fingo indifferenza. Per uscire gli ripasso davanti e quello sbotta:

“Però questa cosa della priorità alle donne incinte ha rotto i cog***ni!!”.

Mi fermo. Mi giro. Lo fisso. Abbassa lo sguardo. Resto là, ferma per almeno quindici secondi [che sembran pochi, ma se fossi stata Ciclope (quello della Marvel), ora starei distribuendo costicine di PdM], aspettando che alzi lo sguardo. Non lo fa. Guardo la signora di fianco che fa segno di no con la testa. Lo fisso ancora. Niente. Me ne vado. Dovevo insistere? Forse. Potevo farlo sentire più mer+a di quello che è? Ne dubito. Avrebbe negato l’evidenza e avrebbe argomentato con un uno degli evergreen (a scelta): pazza-isterica-hai-il-ciclo-sco*a-di-più.

Riassumo: NON si è pulito le mani (quindi stica**i il Covid), ha superato una donna che credeva incinta, le ha rubato il posto in fila e non si è alzato per farla sedere. Fossi stata DAVVERO incinta, gli avrei tatuato COG***NE sulla fronte a morsi e unghiate. Senza asterischi.

Che poi, incinta? IO? Guardi che questa è una pancia di espressione!

Esprime il mio amore per il cibo.

Vaso

Ieri leggo questo articolo: Stalker. Nella marea di gente che non capisce che NO significa NO e che rompe l’anima prima, dopo o durante una relazione [o pure senza relazione perchè è immaginaria], questa signora rappresenta un caso notevole. Ha creato un falso account sui social a nome dell’ex fidanzato, pubblicato le sue foto nudo e tentato di estorcergli del denaro. Vabbè. Ce ne sono mille di casi così. Giusto. L’originalità sta nel fatto che ha chiesto che lui le comprasse un vaso. Un vaso. UN VASO??? Estorci denaro a uno perchè ti compri un vaso?? Un vaso Ming (vi è partita la musichetta di Flash Gordon? Ognuno ha le sue croci.), come minimo! Un vaso etrusco o greco (quello che andava messo in salvo, magari. Ne ho già parlato: CU: call me maybe)! Il famoso pitale di D’Annunzio? Insomma, un vaso raro? No, un vaso da 800 euro. Che è una bella cifra – ci mancherebbe – ma vale una denuncia per estorsione? Direi di no. Comunque, per farmi un’idea di come fosse un vaso da 800 euro, l’ho cercato su eBay. Spero non fosse questo: vaso animalier. D’altra parte, figlia mia, prendi piuttosto questi due in granito: coppia di vasi! Almeno gli viene un’ernia quando te li porta!!*

* I vasi non sono miei e non conosco manco i proprietari, se qualcuno fosse interessato, sono davvero in vendita. Ecco, siccome ai blogger che fan pubblicità mandano la roba di cui han fatto lo spot, vorrei che fosse chiaro un messaggio fin da ora: NO VASI, SI DOLCI. Ma vedo che Herr Haribo da quell’orecchio non ci sente…

Il coinqui(lino)

Essendo passato un po’ di tempo e non avendo ricevuto alcuna rappresaglia, do per assodato che né lo Stanziale, né il mio ex-coinquilino leggano questo blog e scrivo quindi la seconda parte con le caretteristiche del secondo, dopo aver già parlato del primo qui. Il mio coinquilino era quello che:

  • andava in giro solo in bicicletta e non predeva “i mezzi” perchè “è da BARBONI” e poi “costa un BOTTO”. 35 euro di abbonamento per un mese. Il prezzo di un giro di aperitivi con due amici, in pratica. E la barbona sono io.
  • quando ho chiesto le chiavi, mi ha minacciato: “Chiudi SEMPRE, ché se entrano i ladri, poi ti faccio pagare i danni. Ho un computer da 2000 euro!!“. Il mio costa 1500. Fammi piangere.
  • si lamentava che non buttavo la spazzatura (secco) e le chiavi della cantina le aveva SOLO lui. Manco fossero state le chiavi del caveau di una banca svizzera. Aveva un evidente problema con le chiavi. Oppure ci teneva la serra di rosmarino (si veda punto successivo). Alla fine, esasperata, le chiedevo al portinaio, che mi guardava con compassione.
  • si sfasciava di rosmarino e l’ho già detto. Mi fece tenerezza la madre che un giorno mi disse: “Poverino! Lo vedo sempre così stressato!” Signora, quello ride SEMPRE ed è MOLTO rilassato, si fidi.
  • un giorno mi disse, testuale: ‘Però! Ne bevi di vino!‘ riferendosi alle QUATTRO bottiglie di vino che stavo buttando e avevo bevuto nei SEI mesi che ero stata là. Ora, giovane, fammi capire: tu ti bevi una cassa di birra in tre una sera sì e una sera anche; torni venerdì e sabato devastato oppure fai una festa a casa, con il medesimo risultato, e mi dai dell’alcolizzata?? Ma metti giù quel rosmarino!

Infine, uno dei nostri ultimi dialoghi:

Io: “Senti, ma come facciamo per il rinnovo del mio contratto, che scade tra poco [di lì a due settimane]?

Lui: “Ah, sì, scusa, mi son dimenticato: ho trovato un altro e devi andar via.

A dicembre. A Milano.

Buon Natale anche a te!

Sulla strada

Nel giro di due giorni, mentre percorro le strade grigie e umidicce del profondo nord-est sulla mia auto da anziano (la Panda), indossando, per entrare meglio nella parte, un cappello, gli occhiali da Mr Magoo e la maglia di lana, noto i comportamenti curiosi dei conducenti che mi precedono:

  1. Ragazza che si pettina con la spazzola, mentre guida, utilizzando lo specchietto retrovisore. Attività che la porta a sbandare verso destra. Sempre più a destra. Molto a destra. Risultato: schiva un platano per un soffio. Io mi spavento (molto) per lei. Quella si ferma in una piazzola poco distante e scoppia a piangere. Insomma: pettinarsi in macchina non paga perché poi ti rovini il trucco che ti sei fatta poco prima e devi andare a cambiarti perché dallo spavento…ci siam capiti.
  2. Sto correndo sulla provinciale, strada molto trafficata e spesso congestionata e noto una macchina in lontananza. Penso vada piano. Mi avvicino. Mi convinco che vada molto piano. La guardo incuriosita perché mi chiedo QUANTO piano vada, visto che sembra ferma. Guardo meglio: è ferma. In mezzo alla carreggiata. Rallento perché suppongo si sia fermata per un guasto. Supposizione sbagliata perché poco distante, circa un metro dietro la macchina, a bordo strada, c’è un signore attempato, con il pene in mano (si può dire pene?), che fa pipì nel fosso. Sono una donna e sono stata incinta e SO – Dio mi è testimone! – SO che quando scappa, scappa, ma – parolacce in ordine alfabetico perché con Dio qui vicino se dico altro ci faccio brutta figura – ACCOSTA la macchina!!! FERMATI in una piazzola, in un bar, al cimitero, dove ti pare, ma non IN MEZZO alla strada!!! Per poco, dallo stupore, non vado fuori strada io…

Questo mi ricorda il tipo che, davanti a me in autostrada, si incanala nella corsia in cui si può pagare in contanti o con la carta di credito. Vedo che inserisce, con molta difficoltà e dopo aver provato ovunque, il biglietto nell’apposita fessura. A quel punto si apre lo sportello per le monete e quello ci butta la carta di credito. Giuro. Ho testimoni disposti a parlare.

Non so come l’abbiamo avuta la patente questi Casi Umani, ma non solo non gli farei guidare il carrello della spesa, ma neanche tagliare la pizza con la rotella. Una sarebbe capace di usarla per farsi la riga in mezzo, l’altro la userebbe per mettersi il catetere e l’ultimo butterebbe la pizza e si mangerebbe la rotella.

Scusa, scusa, scusa…

Mia sorella (la più nota Variabile Sigma) mi fa sapere che i suoi collaboratori la chiamano spesso per avvisarla dei loro ritardi e che le loro scuse sono, quantomeno, improbabili. Di seguito, ve ne dò una lista, ma dice che da adesso in poi, se le segnerà.

  1. Ero a dormire dalla mia ragazza e ho dovuto portarla al lavoro [Di solito CHI ce la porta? Fatti due domande…];
  2. Mi son dovuto fermare a far benzina [Quelli che amano vivere la vita pericolosamente, con la spia della benzina sempre accesa…];
  3. Ho il furgone della spazzatura che mi blocca l’uscita del vialetto;
  4. [Appena arrivato in ufficio] Torno a casa a prendere il telefono;
  5. Lui: “Soffro di una malattia per cui se non vedo la luce non mi sveglio.” mia sorella: “Ok, forse dovremmo andare a parlarne con le risorse umane.“, lui: “Non è così grave…“.
  6. Sto aspettando che mi si asciughino i pantaloni.