La febbre del sabato sera

Io e la Variabile Sigma stiamo guardando il Cantante Mascherato con la Carlucci. Beh? Mi piacevano i pigiami di Francesco Facchinetti, ma soprattutto il corpo di ballo che accompagnava le canzoni.

Variabile Sigma: “Secondo te, cosa mi ci vorrebbe per diventare come una di quelle ballerine là?”.

La guardo. “…”

Variabile Sigma: “Sì, per diventare così…”

Io: “Un miracolo?”

Variabile Sigma: “Scema! Intendo con quel fisico là, non di saper ballare!!”

Io: “Due miracoli?”

Variabile Sigma: “Vabbé, con te è inutile parlare. Non capisci cosa voglio dire!”

Io: “No, no. Capisco perfettamente. Comunque se vuoi che ti donino anche il senso dell’umorismo (o un po’ di autoironia), forse Lassù fanno il 3×2 e dopo il secondo miracolo, il terzo è offerto dalla Casa del Padre.”.

RdC 59

  1. Un’amica di mia mamma, il Fattore M, le ha chiesto: “Ma S. (io) è incinta?” Fattore M: “No!” Amica: “No, sai, è perchè avevo visto la pancia…” Ah, ok, grazie.
  2. Adesso che ti sei lavata sembri dieci anni più giovane.
  3. Quando avrai la mia età (circa 70 anni)…e non è detto che ci arrivi!
  4. Sigma: “Ma è mia quella maglia?” Io: “No, è mia! Ma possibile che ogni volta mi chiedi se è roba tua?” Lei: “No, hai ragione. Io non metterei MAI una roba del genere!”
  5. Variabile Sigma: “Ma hai la stessa maglia di ieri?” Io: “Sì, l’ho usata due ore…” Lei: “Sì, vabbè.” Io: “Mamma, dille quanto l’ho usata.” Fattore M: “Due ore.” Io: “Vedi?” Fattore M: “Puzza lo stesso, dovevi cambiarla!” Io: “Ma non puzza!” Fattore M: “Ma da chi hai preso, dico io, da chi!!”. Da zio XXX, quello che si faceva il bagno solo quando aveva una visita medica. Nel migliore dei casi: sei mesi. O da mio nonno, che poi era tuo papà, che è famoso per aver risposto alla richiesta di lavarsi più spesso di dieci giorni: “Acramento! Vu-tu che me frugo?? / Sacramenti! Vuoi che mi consumi (a furia di lavarmi)?”
  6. Mamma mia! Puzzi da cadavere! [Un’altra parola e anche tu. Corri dietro a due belve del Serengeti con 40° all’ombra, tra terra, erba e zanzare e poi ne riparliamo se sai di gelsomino.]
  7. Io: “Stasera la mamma ti fa le carote”. Teniotto: “Ma le ho già mangiate a scuola!”. Io: “Ah. Ma quelle della mamma sono più buone.”. Teniotto: “NO! Sono più buone quelle della scuola.”. Ah, ok.
  8. Ti sconsiglio VIVAMENTE di metterti una minigonna!
  9. Io: “Mah! Pensavo di chiedere al mio parrucchiere di farmi uno di quei colori bianco / argentati che van di moda adesso…” Variabile Sigma: “Ma sei fuori??!! Già sembri una vecchia, se in più ti lasci i capelli bianchi!” Io: “Grazie.” Variabile Sigma: “Dovere. Quando vuoi, son qua!”. Eh, lo so. Lo so. LO SO.
  10. Fattore M: “Ma non puoi venire qua?” Io: “No, mamma, è zona arancione.” Fattore M: “Ma proprio no?” Io: “NO! Posso spostarmi solo per motivi di lavoro, necessità o salute.” Fattore M: “Allora dì che è per venire a accudire la tua vecchia mamma…” Io: “Mamma, non sei vecchia e comunque stai meglio di me. È solo se uno si occupa di qualcuno che non è autosuffciente.”. Fattore M: “Beh, allora vengo io da te!”.

Insonnia

Teniotto, che sta facendo un puzzle di Spiderman, nel silenzio più totale, esordisce con: “I gatti non devono morire…”. Poi continua: “Le scimmie non possono morire. I gatti no, ché sono buoni.”. OK. Poi continua l’elenco: “Anche le mamme non devono morire. Anche i cani e i leoni.” OK. Dopo un po’: “Neanche i topi.”.

Eh, no! I topi devono morire eccome!! Devono morire male, tra atroci torture, perdendo il pelo, cariandosi i denti, con la coda in cancrena, sputando sangue… Eccessivo? Sono topi. Al secondo posto tra le cose che odio di più al mondo subito dopo i piccioni e subito prima del tizio in Cina che si è mangiato un pipistrello autoctono. No, sul serio. Sono mesi che mi immagino la scena. Tizio: “Ho un languorino…” e gli danno un pipistrello incrostato di nocciole e arrotolato nella carta dorata del Ferrero Rocher. Oppure, Tizio: “Non ci vedo più dalla fame…” e invece della Fiesta si mangia un pipistrello intinto nel succo d’arancia e alcool e ricoperto di cioccolato.

Prima che salvaguardi anche gli scarafaggi, intervengo: “Va bene. Non facciamo morire nessuno, ok?”.

Teniotto: “Neanche i ladri. Non devono essere imprigionati.”

Ecco. Ti pareva se non mi nasceva un figlio garantista. Durerà finchè non gli fregheranno i Lego e poi si comprerà una torcia, una spranga e il tesserino di Fratelli di Cuneo o di Forza Infantile.

Epilogo

Teniotto, prima di dormire.

“Mamma, sai? Quando io sarò grande, tu non ci sarai più.”

Deglutisco, tocco un Totoro, che era l’unica cosa a portata di mano, e lo fisso nella penombra. TU QUOQUE! Lo sapevo che darti un nome latino mi si sarebbe rivoltato contro! Poi sopravvivono tutti – ratti compresi – e io muoio? Perchè io? Perchè? Perchè?! Momento. Magari ho capito male.

Io, dolce: “Amore, hai paura che la mamma non ci sia più? La mamma ci sarà sempre per te.”

Teniotto: “No. Ma quando sarò grande, tu sarai morta.”

Io: “OK! Ho capito! HO CAPITO!!”

Non ho più dormito.