Teniotto, che sta facendo un puzzle di Spiderman, nel silenzio più totale, esordisce con: “I gatti non devono morire…”. Poi continua: “Le scimmie non possono morire. I gatti no, ché sono buoni.”. OK. Poi continua l’elenco: “Anche le mamme non devono morire. Anche i cani e i leoni.” OK. Dopo un po’: “Neanche i topi.”.
Eh, no! I topi devono morire eccome!! Devono morire male, tra atroci torture, perdendo il pelo, cariandosi i denti, con la coda in cancrena, sputando sangue… Eccessivo? Sono topi. Al secondo posto tra le cose che odio di più al mondo subito dopo i piccioni e subito prima del tizio in Cina che si è mangiato un pipistrello autoctono. No, sul serio. Sono mesi che mi immagino la scena. Tizio: “Ho un languorino…” e gli danno un pipistrello incrostato di nocciole e arrotolato nella carta dorata del Ferrero Rocher. Oppure, Tizio: “Non ci vedo più dalla fame…” e invece della Fiesta si mangia un pipistrello intinto nel succo d’arancia e alcool e ricoperto di cioccolato.
Prima che salvaguardi anche gli scarafaggi, intervengo: “Va bene. Non facciamo morire nessuno, ok?”.
Teniotto: “Neanche i ladri. Non devono essere imprigionati.”
Ecco. Ti pareva se non mi nasceva un figlio garantista. Durerà finchè non gli fregheranno i Lego e poi si comprerà una torcia, una spranga e il tesserino di Fratelli di Cuneo o di Forza Infantile.
Epilogo
Teniotto, prima di dormire.
“Mamma, sai? Quando io sarò grande, tu non ci sarai più.”
Deglutisco, tocco un Totoro, che era l’unica cosa a portata di mano, e lo fisso nella penombra. TU QUOQUE! Lo sapevo che darti un nome latino mi si sarebbe rivoltato contro! Poi sopravvivono tutti – ratti compresi – e io muoio? Perchè io? Perchè? Perchè?! Momento. Magari ho capito male.
Io, dolce: “Amore, hai paura che la mamma non ci sia più? La mamma ci sarà sempre per te.”
Teniotto: “No. Ma quando sarò grande, tu sarai morta.”
Io: “OK! Ho capito! HO CAPITO!!”
Non ho più dormito.
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