Notte prima degli esami

E insomma, alla veneranda età di 25 anni ho deciso di reiscrivermi all’Università per prendere ‘sti famosi 24 CFU, che servono ad accedere ai concorsi per docenti, graduatorie provinciali (GPS), graduatorie d’Istituto (GI) e file alla Caritas (Gnam). Increbidibile, vero? Eh, lo so, ho più di 40 anni e non li dimostro.

Seguo il corso, con i soliti accavallamenti di orario, problemi tecnici e via discorrendo. Ah, che nostalgia! Escono le date degli appelli, che sono lo stesso giorno alla stessa ora, in due sedi diverse con in mezzo il mare. OK. Vive proteste. La cosa si risolve e ne ho uno il giovedì e uno il venerdì. Ottimo. No pressure.

A quel punto ho davanti a me una settimana un po’ intensa, quindi decido di studiare per bene tutto quanto, cosa che avevo fatto un po’ a coda di gatto perchè i bambini sono stati a casa con bronchite, raffreddore, peste bubbonica e malattia di Lyme per tre settimane (3!! in cui Miciozilla è diventato la controfigura della Pimpa, mi ha fatto perdere due chili e alla fine era solo una reazione avversa all’antibiotico), avevo una bronchite (2 antibiotici e ancora adesso tossicchio), dovevo consegnare una traduzione e poi vabbè, sono anche una caxxara. Quello che è vero, va detto.

Comunque mi dico che, essendo i bambini a scuola ho da lunedì a giovedì per studiare bene i due esami e via andare. Lunedì: tutto procede secondo i piani. Martedì: tutto procede secondo i piani. Alle 11 mi chiama la scuola di Miciozilla, ché lo devo andare a prendere: ha la febbre. Mi viene da piangere. Quindi Miciozilla torna, è mezzo morto, ha febbre molto alta, dolori e fa fatica a muoversi. Chiamo la pediatra: tampone il giorno dopo. Ottimo. Mercoledì: tampone, Miciozilla mezzo morto ancora, ma abbastanza vitale per impedirmi anche solo di avvicinarmi ad un libro / fotocopia / appunto di ‘sta cippa. Livello di stress: disconnessione bomba. Tampone negativo, appuntamento dal pediatra giovedì mattina. La mattina dell’esame? Yep! Ok, ho studiato di notte, ce la posso fare. Mi vengono le mestruazioni. Lo so, pensavate fossi in menopausa. Invece ho l’utero che si sfalda facendo una sceneggiata una volta al mese, depresso dal fatto di non potersi allargare a buzzo, come ha fatto in precedenza, facendo il bulletto con stomaco, polmoni, viscica e cuore. Arrenditi. Il tuo tempo è finito. Fattene una ragione. Comunque giovedì mattina prendo tutti e due i bambini, faccio la visita, porto i pargoli da mia mamma (24km a nord, 24km a sud), torno a casa, mangio un boccone e mi fiondo a prendere il treno. Liscio? No, attacco hacker al sito di Trenitalia. Smadonnamenti in lingue conosciute, sconosciute e latrati vari. Prendo il treno e arrivo a destinazione. Faccio l’esame, riprendo il treno e ritorno a casa dove trovo i bambini che la Costante I (Dio lo benedica!) ha ripreso, sfamato, lavato e sta mettendo a letto. Mi scatafascio pure io a letto. Il giorno dopo la Costante I porta Miciozilla a fare le analisi in ospedale (sta ancora male e siamo tutti molto preoccupati), io porto Teniotto a scuola. Studio quello che posso, mangio (ha cucinato sempre la Costante I perchè io avrei mangiato dei wurstel crudi, si sappia), ripasso veloce e mi fiondo a prendere di nuovo il treno. Scendo in una Pxxxxo Mxxxxa post-nucleare, con le strade distrutte, sventrate e devastate. Rassicurante. Sostengo l’esame, riprendo le mie cose, e salgo su un treno. Quello sbagliato. Me ne accorgo subito. Scendo alla fermata dopo, recupero il treno giusto, scendo alla mia fermata e torno a casa. Miciozilla sta meglio, Teniotto sta bene, io son stanca morta.

Il giorno dopo è tempo di bilanci: non ho studiato abbastanza, potevo fare di più, e mi sento uno schifo. Arrivano i voti: 27 e 28. No, vabbè, ma chi sono?? Cioè, veramente, mi impressiono da sola.

C’è un medico?

L’altro giorno sono nella sala d’attesa di uno studio dentistico [Qualcuno penserà che sto sempre da qualche dottore o in ospedale. Sì, è vero, ma non sono ipocondriaca. Sto proprio cadendo a pezzi.] e sento la conversazione di due signore. Una dice all’altra che non riesce a ricordarsi che deve prendere una pastiglia ogni giorno e aggiunge di aver trovato una soluzione: “Ogni due giorni ne prendo due.” Bella idea. Ne ho una migliore: ne prenda 30 in un giorno, così per un mese è a posto.

Il che mi ha fatto ricordare un altro episodio, che mi capitò in treno, nella tratta Milano-Venezia. Ad un certo punto, tra Milano e Brescia, sento un certo trambusto nel vagone. Una signora di origini ispaniche, che viaggia con altre tre donne, si sente male. Viene chiamato il controllore e, appurato il malessere della signora, dà il seguente annuncio, come nei film: “Uno dei passeggeri ha avuto un malore. Se c’è un dottore in treno, è pregato di recarsi alla vettura numero tot!“. Da notarsi che il controllore aveva una voce quasi allegra perché per una volta non doveva annunciare ritardi, soppressioni, calamità o pestilenze. Ci mancava solo il “Non è colpa nostra, tiè!”.

Arriva una ragazza e mi par di capire che sia una specializzanda in medicina. Cerca di parlare con la signora, che capisce solo lo spagnolo e quindi dialoga in inglese e spagnolo con una terza, che traduce poi per la malata. Il che, oltre a dare un duro colpo ai sostenitori dell’esperanto, rende il dialogo tragicomico. Mancava solo che la signora fosse circondata da un fossato con i coccodrilli per aumentare ulteriormente la difficoltà. In buona sostanza si scopre che la signora ha problemi cardiaci e ha l’impressione che il cuore le esca dal petto. La dottoressa punta sull’attacco di cuore. Dal fondo uno grida: “Libera!!“. No, scherzo, non è vero, ma l’abbiamo pensato tutti e io guardavo la porta sperando che entrassero, nell’ordine: il Dottor Green, il Dottor Ross, il Dottor House, il Dottor Cox e la Dottoressa Izzie Stevens. Beh? Uno non può avere gusti variegati? Poi, se fosse avanzato un Dottor Avery, io non l’avrei gettato dal finestrino.* Il controllore chiede se deve avvisare la stazione di Brescia perché mandino un’ambulanza. Diniego della signora che si sente un po’ meglio. Meno male. La dottoressa intanto continua ad indagare (sempre con notevole difficoltà) e scopre che la signora prende delle pillole per il cuore. Si informa: “Signora, oggi le ha prese?“. Dice di sì. Ha il polso accelerato, sembra strano. Poi la ragazza ha un’illuminazione: Quante ne ha prese?” e quella: Tre. Eran due giorni che mi dimenticavo di prenderle…“. 

Ho quindi scoperto che dopo una certa età, l’accumulo medicinale va di moda. Beh, che abbia preso piede non mi stupisce. L’unico problema è che il piede è nella fossa.

* Se non sapete chi siano questi dottori o siete il Dalai Lama o siete nati dopo il 2000 e che sappiate già leggere non è possibile. Come? Avete quasi la patente? Ma che? Scherziamo??

La valle dei Lord

Ve la ricordate la rompiballe che viaggiava con due adolescenti e un’amica di qualche post fa? Bene. Sappiate che il peggio doveva ancora arrivare.

Gli adolescenti stilano, ad alta voce, una classifica delle coetanee (testuale, ho solo cambiato i nomi): Tizia è una t*oietta, Caia è ins*opabile, Sempronia è un boiler, ecc. Dire che non me ne frega una cippa, è riduttivo. Sono più interessata alla crescita del muschio sugli alberi e credo sia lo stesso per Tizia, Caia e Sempronia. Non che uno pretendesse granchè da due adolescenti, ma che le due signore sui cinquanta (di cui una la madre) trovassero la cosa divertente, mi ha stupito. Si passa poi ai problemi di cuore del figlio più grande (chiamiamolo Tizio). Vi fa tenerezza? Non dovrebbe. Premessa: Tizio stava con Matilde, la quale, ad un certo punto, lo ha mollato, per ragioni – dice lui – ignote. Qualche indizio sulle motivazioni lo ricaviamo dal comportamento di lui:

  1. L’ha minacciata dicendo che l’avrebbe “pestata a sangue” se lei lo avesse tradito;
  2. Le ha bestemmiato contro per 40 minuti perchè era in ritardo, davanti a tutti gli amici. Aggiunge tuttavia che “Quello con cui stava prima la trattava male! Era da X [nota località montana] ed era una mer*a, come tutti i XXXni! [abitanti della valle montana, dove – secondo il quartetto – sono tutte delle bestie. Nella loro valle invece son tutti lord inglesi.]”.

Un punto è chiaro: lui vuole tornare con lei perchè la ama. Tenetelo a mente perché alcune sue affermazioni (più sotto) potrebbero sembrarvi strane. Non lo sono. Lui è davvero molto innamorato. Si vede.

  1. Se io aspetto un mese poi perdo il sentimento per lei. [La famosa scadenza a 30 giorni. Manco lo yogurt.];
  2. Per me, se mi ha tradito, è una pu**ana! [pausa] Io voglio chiarire con lei. [Ma in quanti siete in quel cervello?? Fate un briefing con la Dura Madre, una votazione per alzata di sinapsi, ma mettetevi d’accordo, dai!]
  3. Poi tanto a venti / venticinque anni sarà una vecchia e non la vuol più nessuno. [Che problemi hanno ‘sti adolescenti con quelli di 25 anni?];
  4. Io devo sapere se è stata con un altro! Se è successo così…per me è finita. Caio [un suo amico] mi ha consigliato di s*oparmela e poi di lasciarle 5 euro sul comodino. [La valle dei Lord.];
  5. Ma è lei che non mi vuol vedere e mi evita! Io ho provato di tutto! [Immagino.]
  6. Le donne fanno quello che vogliono e han sempre ragione! Io voglio recuperare il rapporto con lei ma lei non mi risponde neanche quando la chiamo. [Eh?!]
  7. Le donne sono comunque più t*oie degli uomini! [E si accoppiano con…?]
  8. Lei è orgogliosa. Ma a cosa serve l’orgoglio in una relazione? Io se sbaglio chiedo scusa. [Implicando che è lei quella che deve chiedere scusa e che lui non ha fatto niente di male. E il fatto di dirne peste e corna, non è qualcosa per cui chiedere scusa. Certo. Ha senso.]

Riassumo: Matilde sta con Tizio finchè si stanca di lui e lo lascia. A lui non va bene la separazione e vorrebbe “recuperare il rapporto con lei”. Il problema è che lei non lo vuole vedere e lo ignora completamente. La complicazione è che – gli hanno detto gli amici – lei si vedrebbe con un altro. Vabbé, lui è arrabbiato perchè è già stato sostituito, inoltre è giovane e pirla e quindi dice cose a caso. Quello che mi ha davvero stupito è che ne stesse parlando con sua madre e un’amica di lei, chiedendo consiglio a due cinquantenni. La frase migliore è comunque della madre: “[Matilde] Si sta rovinando da sola. (!!) Se continua così, non la vorrà più nessuno. (!!) Ricordati che un uomo si lava con un bicchier d’acqua, una donna no.“. Niente. Quella è proprio la valle dei Lord e delle Lady. Suppongo l’abbia detto perchè, secondo lei, la donna ci tiene di più dell’uomo alla propria igiene personale. Non vedo altra spiegazione. L’unica che cercava di riportare su binari di normalità una discussione allucinante in cui la ragazza passava dall’origine di tutti i mali del Mondo alla probabile madre dei figli di Tizio, era l’amica della madre, la quale, tuttavia, ad un certo punto ha rinunciato. Per disperazione.

Morale: se passate dalla Valle dei Lord, controllate il melo prima di mangiare la mela e lavatela bene, ché un bicchiere d’acqua non basta.

L’invidia del posto

Lo scorso mese torno da Milano con il treno delle 18.35, il diretto per Udine. Mentre sono sul marciapiede mi si mettono davanti, nonostante sia sulla linea gialla, un gruppo di ragazzi. Uno strano fenomeno porta le persone a pensare che il posto dove ho i piedi io, sia il migliore per prendere il treno, l’autobus o la metropolitana, per aspettare gli amici, recuperare i bagagli, ecc.  Trovare i posti migliori è una delle mie qualità, oltre a quella di entrare in un posto vuoto (bar, negozio, ristorante, ecc.) e riempirlo di gente, o di attirare gli animali, i bambini e i casi umani, o di trovare le cose che gli altri hanno perso, o di dormire. L’ultima mi viene particolarmente bene. Comunque, una del gruppo ignora che la Sprite, se la agiti e poi la apri, schizza ovunque. Per lei, una novità. Non ho capito se per lei fosse trasgressivo  bere una bibita gassata o se fino a quel momento qualcuno avesse aperto le lattine al posto suo.

Salgo e trovo il mio posto. Giusto in tempo per sentire che: “Si informa la clientela che per questioni organizzative la vettura numero otto è chiusa. Ci scusiamo per il disagio.“. Ah. Ottimo. E dove li mettiamo questi passeggeri, che han vinto alla lotteria? In cabina con il macchinista? No, li sparpagliamo nel treno. Mi sembra giusto. Ma vuoi far le cose facili, che poi magari la gente si abitua a un servizio di qualche tipo? Meno dai e meno la gente pretende. Più che una massima, è un dogma  per l’azienda. Infatti, il controllore, invece di recarsi nella carrozza e riassegnare i posti, decide che sia più comodo far vagare i passeggeri, con tanto di valigie, alla sua ricerca. Voi direte: “La carrozza era chiusa! Non potevano stare là.“. Giusto. Passare un annuncio tipo: “I passeggeri con il posto prenotato nella carrrozza 8, sono pregati di recarsi nella carrozza 7 o 6, nella quale verrà loro riassegnato un posto all’interno del treno.“, è chiedere troppo? La gente non sapeva cosa fare e chiedeva a chi ne sapeva meno di loro. Una caccia al tesoro con l’handicap e, soprattutto, senza tesoro. Altro che Pokémon Go! Scarica anche tu la nuova App “Trenitalia Stay!”: inizia la caccia e cerca di catturare un posto selvaggio! Se riesci ad arrivare a destinazione senza sederti sulla tazza del cesso, puoi ringraziare la Madonna!

Mentre mi chiedo perchè questo treno sia sempre in ritardo di almeno 15-20 minuti – sarò mica fortunata io a beccare ogni volta qualche problema?! – sento la voce di una che non vuole sedersi al suo posto. Una che si lamenta c’è in ogni viaggio. Fateci caso. Viaggia con altre tre persone (ne riparleremo, ma per ora sappiate che sono due adolescenti e un’amica della signora), che si accomodano ai loro posti, senza fiatare. Il suo posto è lato corridoio, nel senso contrario di marcia. Continua a ripetere, ad alta voce: “Io voglio stare nel senso di marcia! Mi viene da vomitare, altrimenti! Non voglio stare su questo posto! Voglio stare vicino al finestrino!“. Mi aspetto che si rotoli per terra, si metta a piangere e che il controllore le offra un ciuccio per calmarla. Spero intinto nell’arsenico, ma capisco che sia chiedere troppo. Lasciatemi sognare. Io, ovviamente, sono vicino al finestrino. Mi guarda. Guarda, tesoro, se cerchi comprensione  e solidarietà, sappi che per me puoi vomitare come ne L’esorcista. Vista la stagione, propongo di sostituire la zuppa di piselli con il gaspacho. Poi vedi tu. Ora, se lo chiedi con gentilezza è una cosa, se lo pretendi, allora ne faccio una questione di principio. E anche di fine. La tua. Il messaggio non è per me, ma per una ragazza, la quale ha la sola colpa di occupare il quarto posto che la rompiballe pretende sia suo. La ragazza si alza e le cede il posto. Suppongo per disperazione.

Ad un certo punto un cane guaisce (era là da Milano e siamo quasi a Peschiera del Garda) e, sempre la stessa: “Ma c’è un cane?? Io sono ALLERGICA ai cani! Mi vengono delle crisi tremende!!” Non ci illuda, signora; non ci illuda. Comunque all’allergia credo poco perchè per due ore buone non se n’è manco accorta. Allergia da contatto visivo? Una novità. Va avanti per un dieci minuti buoni a dire che i cani non dovrebbero salire, che causano disturbo, sporco, malattie, ecc. Fortunatamente quelli del cane scendono. Suppongo per disperazione. Pure loro.

Considerazione preliminare: se vuoi viaggiare come vuoi tu e ti danno fastidio tutti gli altri essere viventi, hai due possibilità: o ti prendi la macchina o ti compri tutto il vagone. In ogni caso, non rompi i co**ioni al prossimo!

[to be continued]

La piramide

Un giorno sono in treno e sento questa frase: “Se stetti male come te, lo farei, io!“. Un dolore lancinante mi si irradia a raggiera nel petto. Cerco la causa di questo massacro verbale e scopro che a parlare è stata una ragazza che dispensa consigli a un’altra [chiamiamole Maria e Giovanna]. Maria dice che il problema è che “L’interesse si sta disfando, è meglio che restiamo amici.“. Sapevo di interessi che calavano o scemavano, ma che si disfassero, mi mancava. Giovanna conferma: “Piuttosto di stare in un limbo con tre persone… Tu lo sai, io sono contraria.”  Momento. Ci son troppi personaggi. Ci vuole un po’ di pazienza, ma arriva il chiarimento di Maria: “Quando stavo con Mattia, con l’altro [chiamiamolo Mario] non era niente, solo divertimento. Stavamo insieme da prima, siamo rimasti amici. Mica mi sentivo in colpa!”. Ricapitolo mentalmente: Maria sta (o stava?) con Mattia ma passa ore piacevoli con tale Mario, che era arrivato per primo e per questo ha acquisito dei diritti innegabili. Vabbé. L’affare si complica quando scopro che Mattia è pure vecchio, mentre Maria va ancora a scuola (frequenta la quinta) e lei sente la differenza d’età. Vorrei vedere. Stai con uno a cui interessano principalmente cantieri, farmacie e code in Posta! Cosa vuoi avere in comune con un vecchio?? Giovanna ha una sua teoria: “Tra i trenta e i quaranta la differenza non si sente, ma a venticinque anni si’. Ormai lui è maturo, ha solo da insegnarti.” Ah. Quindi lui ha venticinque anni. Venticinque. Quell’età in cui molti cominciano a pensare all’eutanasia. Forse per questo si danno all’insegnamento: accellerano un processo di decadimento ormai irreversibile. Mi piacerebbe vederle tra una trentina d’anni, quando cercheranno disperatamente di sembrare delle venticinquenni. Il karma esiste e ti inc*la sempre. Io son nata vecchia. Il che è una comodità. Comunque, alla fine capisco che il misterioso terzo uomo (chiamiamolo Caio) è quello che adesso ha le preferenze di Maria perchè: “Abbiamo tanto in comune“. Quindi, riassumendo: Mattia (fidanzato ufficiale che non sa di essere stato mollato), Mario (ex-fidanzato e amico con l’usufrutto a vita) e Caio (potenziale nuovo fidanzato / forse già in carica). Da questo ho capito che l’evoluzione del triangolo amoroso è la piramide a base triangolare (vedi disegno esplicativo). Son curiosa di sapere se esistano altre figure geometriche. Io non sono affatto contro la poliandria, perchè se tutti sono al corrente e son contenti, non vedo il problema. Inoltre ho sempre avuto una grande ammirazione per quelli/e che riescono ad avere più relazioni in contemporanea perchè io farei una confusione tremenda. Se mi capita di mettere lo shampoo sul fuoco e di lavarmi i capelli con il caffé, figuriamoci se dovessi barcamenarmi tra due o più relazioni. Probabilmente ordinerei l’agnello con quello vegetariano e mi metterei una tuta per accompagnare l’altro alla Scala. Senza contare che vorrebbe dire avere almeno un’altra Costante I. Come dovrei chiamarlo? Costante II? Diventerebbero C1 e C2, come le Citroën? No, no, dovrei pensare a un altro soprannome. Vabbé, troppa fatica. Resto sul modello unico, ché mi risparmio anche la gastrite.

Serve infine una precisazione: gran parte della conversazione mi è sfuggita – ed è stato un vero peccato – perchè mi ha distratto il tappo di una bottiglia di birra aperta con un accendino da due ragazzi poco distanti. Capisco che le mie forme possano ricordare un bersaglio concentrico o una lattina, ma mi son sentita un filino offesa. Se mi avessero colpita, avrebbero preso 20 punti. Di sutura. A testa.