Monte Landro: la trilogia

Per fortuna che in queste tristi giornate antunnali, con un sole pallido pallido e una brezza gelida che fanno rimpiangere il piumone e la tazza del the, troviamo le immagini degli archeologi dell’Università di Venezia, che belli abbronzati e in maglietta, ci ricordano il sole di quest’estate. Di cui vi lamentavate. Ve lo ricordo. Comunque, dicevo, è uscito il nuovo espisodio, il terzo:

DISCLAIMER: NESSUN ANIMALE E’ STATO MALTRATTATO DURANTE LA PRODUZIONE DI QUESTO FILMATO. SUGLI ARCHEOLOGI, NON GARANTISCO.

Comunque, probabilmente li ricorderete per questo:

oppure per questo:

oppure per questi: Call me maybe e Il tormentone .

Vi chiederete: ma perchè son vestiti in modo strano? Si tratta di una rievocazione storica, che, in soldoni, è una riunione cosplay per archeologi. Se ti vesti da aruspice (cioè uno che ravanava nelle viscere delle bestie o guardava il volo degli uccelli e ti prevedeva il futuro. Si, vabbé…) nessun problema, ma se ti vesti da Mago Merlino ti ridono dietro. Ha senso. So che vederli scavare una parete o praticare l’antico rituale collettivo della distribuzione della crema solare (di Ra) potrebbero sembrare le prime avvisaglie di una pazzia incipiente, ma anche quello ha senso. Credo. Oppure si tratta del nuovo sponsor dello scavo. Il che spiegherebbe anche il tributo a L’Oréal e il successivo grumo di capelli. Nella foto la nota azienda ci informa che ha finanziato una nuova campagna di scavo in Egitto alla ricerca di mummie. Insomma, li vedete belli contenti che ballano, giocano al parco, fanno il bagno nel lago, girano in cariola (ecologico e alternativo), ma, soprattutto, scavano. Scavano tra polvere, radici e bestiole schifose con 35° all’ombra (se va bene), arrampicandosi in luoghi inaccessibili che manco le capre tibetane, scendendo in luoghi cosi’ nascosti e umidi che vien voglia di resuscitare Jules Verne per costringerlo a scrivere il sequel di Viaggio al centro della Terra, e tornano a casa distrutti dalla fatica, con due chili in più (di terra) e due chili in meno (di sudore). Il tutto per un compenso simbolico perchè, si sa, quella dell’archeologo è una passione. Letteralmente. Meglio abituarsi da subito. Poi tra il piccone e la croce in legno il passo è breve.

I gatti e le carote

Bon, difficile negarlo: la nuova Miss ha pestato una mer*a. Poraccia. Si veda la parodia della sua risposta:

Ne sono uscite una serie di parodie, tra le quali noto quest’altra, che ho trovato divertente. Ossia: “Vorrei abitare a Vicenza, tanto non son mica un gatto!“.

Un gatto no, ma neanche una volpe. Dopo averne viste un bel po’, son diventata empatica. Io. No, davvero. Si tratta di una cosa imbarazzantissima. Sono momenti difficili e mi sono sentita vicina a questa povera ragazza, che tutti hanno trattato come una mentecatta. Non esageriamo. Segue elenco di cose molto imbarazzanti, secondo me:

  • Esci dal bagno e ti resta la carta igienica attaccata da qualche parte o ti finisce la gonna nelle mutande o una cosa cosi’.
  • Esci di casa in ciabatte o con le mollette che ti ha attaccato la bimba o, peggio, con il trucco che ti ha messo la creatura perchè tutto farà nella vita, tranne l’estetista.
  • Vedi uno per strada e lo scambi per un tuo caro amico, lo raggiungi, lo abbracci e solo dopo ti accorgi di chi si tratta. E se quello controlla di avere ancora il portafogli, è anche peggio.
  • Sei in una casa che non è la tua e, non sapendo di avere dei vicini che si affacciano, giri in mutande. La cosa peggiore sarebbe se quelli alzassero le palette per darti i voti, ma accade di rado.
  • Sbagliare bagno e finire in quello degli uomini che ha solo urinatoi. Nel senso che non è che puoi fischiettare e far pipi lo stesso. Diventa complesso e rischi di fratturarti un femore.
  • Arrivi in ritardo quando qualcosa è già iniziata (celebrazione, comizio, discorso, riunione, ecc.), apri dolcemente la porta, ma quella sbatte e tutti si girano a fissarti. A volte chi parla fa anche una battutina, cosi’ anche quelli che non se n’erano accorti perchè si stavano soffiando il naso, ti fissano.
  • Qualcuno pubblica le tue foto di quando, da ubriaca, hai abbracciato gli alberi, tre agenti della Polizia e la statua in una fontana. L’alcool è la prima causa di profondo imbarazzo. Pensaci.
  • Parlare male di qualcuno e quel qualcuno si materializza. Certa gente basta anche solo evocarla.
  • Non sapere cosa dire a un parente / amico / conoscente / tizio trovato in ascensore, con conseguente silenzio pesante. Cosi’ pesante che riesci a distinguere il ticchettio del meccanismo dell’orologio di quello che sta nella stanza a fianco.
  • Cercare insistentemente di inserire una carta di credito nel bancomat, per poi scoprire che è la tessera dell’Esselunga. Con variante: cercare di infilare la tessera dell’Esselunga nel tornello della Metro e lamentarsi con il controllore perchè non funziona.
  • Controlli in areoporto con gente che ti fruga nella borsa e trova cose varie: asciugamani con il logo che hai rubato da qualche parte perchè avevi finito i fazzoletti, crema per le emorroidi, salviette rinfrescanti di Trenitalia, penne griffate di PosteItaliane, ticket di un film romantico, oppure, la peggiore: moka, tazza e caffé (che è autobiografico: Moka, tazza e caffé).
  • Controlli specifici della polizia con gente che ti fruga nel bagaglio e tira fuori i tuoi indumenti intimi senza fare una piega. Tu invece di pieghe ne stai facendo, anche internamente.
  • Sbattere contro una porta a vetri di quelle senza rondini. Servono le rondini. Servono. Servono molto. SERVONO. Dateci le rondini!!
  • Sbattere contro un palo / inciampare / cadere da dei gradini camminando per strada mentre stai cercando di darti un tono.
  • Flirtare con uno tutta la sera, pensare di aver finalmente trovato qualcuno che abbia un minimo di conversazione e dargli il tuo numero di telefono. Quando esci ti senti dire: “Ho visto che hai fatto amicizia con X. Che bello! (pausa in cui ti vede con gli occhi a cuore) Lo sai che è gay, vero?” Adesso si’. Sono informazioni da dare in precedenza, non a fine serata!
  • Incrociare una persona a cui hai detto di avere un parente agonizzante per non uscirci insieme e che poi incontri in giro mentre ridi e scherzi.
  • Dimenticarsi le battute mentri reciti a teatro perchè non c’è più manco il gobbo che suggerisce. Manco a Notre-Dame de Paris da quando hanno impiccato Esmeralda (se ne facciano una ragione quelli della Disney).
  • Baciare uno e quello fa una smorfia e si pulisce la bocca. Tuttavia, se sei Madonna, la figura da pirla la fa lui.
  • Inciampare sul red carpet / scivolare da una gradinata / sfrantumarsi per terra mentre la gente in guarda in Eurovisione.
  • Dire cose a caso davanti ad un pubblico. Che è il caso in questione.

Miss Italia, lo hanno sottolineato in tanti, assomiglia in modo impressionante a un concorso canino o felino. Fateci caso. Unico requisito: essere belle ed essere italiane. C’è chi sostiene che i concorsi andrebbero aboliti. Credo invece che ognuno si debba esprimere come gli pare. Mi sarà tuttavia dato atto che questi concorsi non aiutano a eliminare il problema di chi crede che la donna sia più o meno un animale da compagnia. Con il bonus che se ti accoppi con lei, nessuno ti accusa di zoofilia e non ti nasce, per dire, un centauro o un Minotauro. Son traguardi importanti. Comunque, essendo un concorso di bellezza, valutano la bellezza, l’altezza al garrese, le misure di fianchi, vita e seno, il colore degli occhi, il taglio della bocca, ecc. Ora, trattandosi di essere umani senzienti, valutarle solo in base a criteri esclusivamente estetici è come valutare le carote. Se per una persona questo è importante, a me cambia poco. Anzi, nulla. La svolta c’è stata quando quelli del concorso hanno deciso di far parlare le carote, per far vedere che non sono solo involucri vuoti. Grazie, noi carote siamo tutte toccate. Da gente che ci trattiene dal lanciarvi qualcosa. Tipo i nostri amici pomodori. Adesso, dico, non vi potete inca**e se queste dicono banalità! Nessuna di loro è stata obbligata a fare un test del QI per entrare!! Insomma: non devono saper fare niente, non è richiesto. Francamente, è un po’ come se uno pretendesse che, ai campionati di matematica, uno dovesse metter da parte le funzioni e mettersi a far la manicure alla giuria. Ha senso? Cantare, ballare e recitare, invece, mi sembrano capacità molto più utili in quel contesto…  Morale: a corona (da Miss) donata non si guarda in bocca.

Il maniaco

Dev’essere il cambio di stagione o qualcosa nell’aria perchè, nel giro di pochi giorni, degli strani individui hanno tentato un approccio per strada. Non essendo i soliti cani (sono vittima della Sindrome di San Francesco, lo ricordo), insetti (la Bayer mi potrebbe brevettare perchè funziono meglio di una zanzariera elettrica) e bambini (il Morbo di Mary Poppins), mi son stupita.

Episodio.

Cammino per strada e davanti a me ci son due ragazze carine, vestite con minishorts e canotta. Io indosso invece una maglietta e un paio di pantaloni lunghi. La parte più in vista erano gli alluci, per capirsi. Una macchina con due uomini si ferma, anche perchè c’è un semaforo, uno tira giù il finestrino e dice: “Mcmcmcmcmc (suono fatto con le labbra simile a dei piccoli bacetti)! Ciao bella!” Mi giro. Parlano con me? Parlano proprio con me. Mi rigiro e li ignoro. Insistono: “Dai! Bella! Vieni qua!” Li ignoro con più insistenza. Primo: sono una persona, con un’intelligenza sicuramente di molto superiore alla tua, non un gatto! Trattami come tale. Secondo: pensi davvero che cose del genere facciano piacere alle donne?? Pensi davvero che una si senta lusingata e si avvicini alla macchina? Per rigartela, forse. Terzo: davanti a me c’erano due ragazze seminude. Vieni a rompere l’anima a me? Voglio dire: ognuno si veste come gli pare, di certo non per piacere a te, ma nella tua testa (vuota) suppongo che un certo abbigliamento sia sintomo di disponibilità. Quindi, quello che hai fatto tu equivale ad andare al mercato e stupirsi se, suonando a casa di uno, quello non voglia venderti le banane che ha nella fruttiera, sotto lo sguardo allibito dei frutttivendoli delle bancearelle. Volendo dirla tutta, poi, mi son sentita un pochino lusingata perchè mi han preferito alle altre che erano più giovani, più alte e più belle. In seguito, riflettendoci, mi son detta che esser contenta di esser preferita ad altre da gente che per intelligenza fa a gara con un tostapane è in realtà un insulto.

Episodio:

Sto camminando per strada e in lontananza vedo un signore che barcolla. Mi fissa e barcolla. Si avvicina sempre di più. Mi accorgo che si tiene stretto il cavallo dei pantaloni. Forse ha paura che scappi. Mi punta. Vado verso destra e cambia direzione, sempre verso di me. Comincio e preoccuparmi. Accellero il passo, faccio una finta all’ultimo momento, scatto sulla sinistra, accellero ulteriormente e via verso la porta, cioè, il sottoportego. Insomma, lo evito con facilità: passandoci di fianco sento questo invitante odore di alcool perchè mi alita qualcosa di incomprensibilmente sbiascicato. Poi pero’ ho pensato che forse ero strana io e quello voleva solo sapere dov’era il bagno pubblico più vicino. Son prevenuta, forse. Certo tu, bisognoso nel momento del bisogno, non ti presenti bene se ti tieni strette alcune parti intime perchè io penso male, lo capisci anche tu, no?

Morale: non solo ci sono in giro persone che hanno atteggiamenti curiosi, ma hanno anche un certo cattivo gusto nella scelta delle vittime. Francamente, io ve lo dico, preferisco essere abbordata da scarafaggi, ragni e zanzare perchè trovo che abbiano una conversazione più interessante. Ecco, l’unica cosa è che la zanzara, di natura, è un po’ chiacchierona e questa mania di continuare a parlarti nell’orecchio anche quando sei già a letto (non capisce mai quando è l’ora di andare a casa, anche se uno le manda dei segnali ben precisi…), dovrebbe un po’ ridimensionarla. Che poi, francamente, ripete sempre le stesse cose: ZZZ di qua e ZZZ di là. Fatti una vita, dai! Esci dalla palude!

La Freccia Bianca

Treno n. 9753 da Milano Centrale verso Venezia S. Lucia delle ore 20.35. Tu, ingenuo viaggiatore, arrivi in stazione un po’ in anticipo per prendere il treno, per poi ritrovarti a guardare fissamente per mezz’ora il monitor, il quele ti snobba platealmente e non ti vuol dire il binario finchè non mancheranno meno di cinque minuti. Per vedere se sei in forma come vai dicendo in giro. Tuttavia, viaggiatore miscredente, quando mancano un dieci minuti alla partenza prevista, vieni informato del fatto che, a causa del ritardo accumulato dal treno proveniente da Torino, si partirà con 5 minuti di ritardo. Vabbé. Poi diventano 10. Vabbé, ma un po’ meno. Poi diventano 15. Spetta. Non è una gara a chi spara il numero più alto, eh? Non è la Tombola! Il mio treno doveva arrivare alle 22.58 a Venezia Mestre, quindi, in teoria, avrei avuto tutto il tempo di prendere la coincidenza alle 23.16 verso Udine. Illusa. No, lo so, è colpa mia ché sono naif. La devo smettere di credere a leggende tipo Babbo Natale, la Fatina dei Dentini, le scarpe con il tacco comode, la dieta senza rinunce, la ceretta indolore, lo spritz decente fuori dal Veneto, la Coincidenza dei Treni, ecc. Chiediamo al controllore, al momento dell’esibizione dei biglietti, e ci dice di star tranquilli perché è l’ultimo treno. Va bene. Dopo sarà dato l’annuncio. Va bene. Vicenza. Un filino di ansia. Padova. Ma la coincidenza c’è o no?? L’ansia cede il passo allo sconforto. Quando siamo quasi arrivati ripassa il controllore e chiede chi debba prendere la tratta verso Udine e dove sia diretto. Annota su un fogliettino. Se ne va e poi ripassa correndo. Stiamo entrando in stazione a Mestre e non c’è stato nessun annuncio. La tensione sale notevolmente. Rumore di annuncio. Silenzio. La voce pre-registrata (allegra, lei…) ci infoma del fatto che, in caso di un ritardo compreso tra i 35 e i 59 minuti, sarà possibile richiedere un bonus. Primo: dopo i 59 minuti? Tutto a posto e amici come prima? Secondo: un bonus? E se fossi un viaggiatore occasionale? Non contemplato. Vogliamo parlar del termine? Sembra che ti dicano: “Guardi, nella nostra infinita bontà, per aver perso mezz’ora / un’ora del Suo tempo, Le diamo un regalo. Avrà cosi’ l’ECCEZIONALE opportunità di usufruire dei nostri moderni ed efficentissimi servizi!“ Al che uno non risponde perché altrimenti cadrebbe giù un angelo morto stecchito. Terzo: ci prendete (ulteriormente) in giro? Ha accumulato 30 minuti di ritardo e quindi mi state dicendo qualcosa che non mi servirà minimamente perché tanto non avro’ nessun bonus. Per sicurezza controllero’ tra due giorni. Perché? Perché si devono aspettare tre giorni (?!) per sapere se si abbia diritto o meno al rimborso. C’è già una selezione naturale: se non sei abbastanza motivato non è il bonus che fa per te. Comunque, la notizia arriva, quando viene segnalata la stazione di Mestre, ma arriva. Arrivo da cardiopalmo. Ci invitano, noi del treno per Udine, a recarci all‘Ufficio informazioni e assistenza clienti al binario uno. Scusa, tu sai dov’è quest’ufficio? No. Ma secondo te conosco TUTTE le stazioni come le mie tasche? Seguiamo le indicazioni. Binario uno. E poi? Non ci sono. Ok, seguiamo la folla e speriamo non vadano tutti in bagno. Siamo circa una ventina. Chiedono chi vada dove. Si, ma la soluzione? Ci mettete in albergo? Ci stipate nel deposito bagagli? Ci mettere su un autobus, un taxi, la macchina di uno, la golf car della Polfer o la bicicletta del pulitore? Ce lo dite o è una sorpresa? Alla fine, lo scopriamo: ti portano in taxi fino alla stazione dove saresti dovuto arrivare. Beh, ammetto che siano stati efficienti almeno in questo. Diamo loro atto. Ma porca miseria, dimmelo PRIMA!! Perché, essendo in Italia e temendo il peggio, ho chiamato a casa, ho svegliato il parente più vicino e adesso mi sta venendo a prendere!! A saperlo non avrei scomodato nessuno, dai!! Eccheccavolo!! E non aggiungo altro, ché già vedo un paio di angeli preoccupati…

Polemica vintage

Post che sarebbe dovuto apparire un po’ di tempo fa. Tuttavia, dopo lunga riflessione, ho deciso di elaborare tutte le informazioni con calma e ne è uscito questo capolavoro letterario. No, vabbé, siccome è da un pezzo che non pubblico qualcosa e non ho fatti divertenti da raccontare, vi rifilo un pezzo vecchio. Anzi, stagionato. No, meglio: vintage.

Niente. Tocca commentare. Non volevo, ma mi costringono. Le notizie di queste settimane, nel senso che continuo a vederle ovunque (blog, facebook, giornali, gente che ne parla al bar, ecc.) sono:

  • Polemica (annosa, tediosa e decisamente obsoleta) di quell’economista che sconsiglia le facoltà umanistiche perchè sfornano disoccupati. L’originalità prima di tutto. Lettere contro scienze. Nessuno ci aveva mai pensato. Sentite, ci compriamo le maglie, ci facciamo una partita a calcetto e la risolviamo cosi’ una volta per tutte? Non vedo perchè dovrebbero essere antagoniste (un po’ come se uno dovesse decidere cos’è meglio: un cacciavite o una chiave? Dipende se sono il ladro o il proprietario della casa, vi pare?), ma se non sapete come passare il tempo, consiglio il gossip.
  • Polemica contro quello che sconsiglia i sandali a donne e uomini (non a capre e bisonti perchè loro hanno già gli zoccoli e criticar Madre Natura è rischioso. Mandarti una bomba d’acqua è un attimo.) perchè non gli piacciono. Ce ne faremo una ragione. Mi interessa più o meno come scoprire dov’è Belen in questo momento. Non fa selfie da mezz’ora, sono un po’ preoccupata.
  • E’ morto un ragazzo in discoteca e han scritto subito che era perchè aveva esagerato con un mix di sesso, droga e tecno. Si drogano solo quelli che vanno in discoteca. Certo. Poi vabbé è morto per cause naturali, ma chi poteva mai immaginarlo?
  • Se una ha dei percing prima o poi morirà di overdose. Per forza. Anzi, adesso il tatuatore ti propone il pacchetto tutto incluso: tatuaggio / percieng / scarificazione + cassa da morto + servizio funebre. Acqua santa e fiori esclusi.
  • Un tizio ha evaso un milione di euro. Sul giornale c’erano nome e cognome e  anche una bella foto del ristorante (metti che uno si sia distratto). Il giorno dopo uno è stato beccato con la stessa accusa, ma nonostante sia delle mie parti manco mia mamma (che con il giro di amiche che ha, il Watergate lo avrebbe scoperto in due giorni, senza Gola Profonda e recitando il rosario) sa di chi si tratti. Due pesi e due misure.
  • Discussione se lasciare o meno il figlio a quella che ha tirato acido a tre persone in combutta con il compagno, per « purificarsi » e « diventare una madre migliore ». Spero non diventi una moda.
  • Una certa Lisa Fusco va in una trasmissione culinaria, fa una spaccata (cosa c’entri con le polpette al sugo uno poi me lo spiegherà) e si spatascia a terra. Leggo quindi una serie di articoli in cui vengo informata del fatto che il popolo della rete (espressione che ricorda quei boccaloni dei pesci) si divide per decidere se l’abbia fatto davvero o meno. La figura di mer*a di sicuro. Poco dopo accade lo stesso alla D’Urso: si spatascia pure lei. Fosse autunno direi che cadono le foglie (secche?), ma siamo ancora in estate (ufficialmente), quindi direi che cade la frutta (troppo?) matura.
  • C’è il Festival di Venezia e Johnny Depp (proprio l’ultima speranza per tutto il genere umano, proprio quello in cui avevo riposto ogni mia fiducia, proprio quello che puo’ fare e mettersi quello che vuole perchè se lo puo’ permettere), si presenta al Festival vestito in modo tale che al confronto Pippo sembra più curato e ben vestito (guardate la foto e ditemi se non ho ragione!). Un mio amico, che prendo in giro da anni per i maglioni a rombi, quando l’ha visto mi ha detto: “Hai visto? Se lo fa lui, allora io posso rimettermi i maglioni con le renne!” Johnny, sul serio: ti rendi conto dei danni che stai provocando?? Anni e anni di lezioni di buon gusto buttati in canale! Ripigliati, altrimenti qua è la fine. E capisco lo shock iniziale, che ha colpito anche me, ma buttar via tempo per scrivere articoli su articoli mi pare eccessivo. Ne bastava uno: Johnny vestito dal cane della moglie? Rapinato all’areoporto? Colpito da improvvisa cecità? Ti siamo tutti vicini. E, per inciso, io mi offro per starti anche più vicina. Molto vicina. Anzi, guarda, Cosa… Si’, parlo cont te! Tu, tu, Cosa… Si, vabbé, Amber. Quello che è… Senti, levati, che dai fastidio! Toh, guarda, ti do’ cinque euro, vai a prenderti uno spritz e un tramezzino qua da Bepi l’onto, ti insegnano a giocare a tre sette e a bestemmiare, cosi’ qualcosa la sai fare anche tu.

E quindi? Lo so che c’è una campagna denigratoria nei confronti dei giornalisti (troppa gente che scrive cose a caso, senza cercare le fonti e le prove, con le argomentazioni attinenti al tema trattato e le risposte a eventuali obiezioni. Sono tecniche di retorica, basate anche sul metodo scientifico, che insegnano a Lettere. A Economia non so.) e me ne dispiace. Capisco che siano malpagati e sfruttati. Neanch’io mi applicherei seriamente se fossi pagato 4 euro a articolo. Piuttosto pulirei le scale del palazzo, prenderei 8 euro all’ora e nessuno criticherebbe il mio uso del mocio. Capisco anche che sia un periodo in cui la gente non fa granché e si scrive su tutto e sul niente. Tuttavia, se queste sono le notizie e la serietà con cui sono divulgate, con una serie di stereotipi, pregiudizi, ammiccamenti ad amici e conoscenti, ecc., non sarebbe meglio parlar del tempo? Che caldo, eh? L’estate più torrida degli ultimi 250 anni! Anzi, che dico? L’estate più torrida dall’invenzione del termometro! Anzi, rilancio: dall’ultima glaciazione! Non faceva cosi’ caldo da quella volta che i mammuth si erano spalmati di miele e si erano attaccati alle rocce per farsi la ceretta. Abbiamo delle pitture rupestri e un sacco di rocce pelosette che lo testimoniano. Forse è solo il caldo caraibico che ci fa ribollire le meningi. Il che spiegherebbe perchè d’estate l’unica cosa interessante da fare è leggere il gossip. Uno non deve pensare, fare congetture o ragionare in nessun modo. Legge, prende per vere cose improbabili e inverosimili (dalle apparizioni mariane in un McDonald alla starlette incinta dello Yeti, dalla dieta dimagrante a base di Nutella alla partecipazione di Salvini a un progetto umanitario), spettegola con il vicino, critica aspramente tutto e tutti e beve una bevanda fresca. Il gossip è l’unica seria pratica estiva. Il resto fa sudare.