Io dello stile sciatta chic ho fatto una scelta di vita. E questo è noto. Insomma: mi vesto “un po’ così” (e cito). Tuttavia, negli ultimi anni, mi capita sempre questo: mi vesto bene, tacco e controtacco, faccio per uscire e….zac! Bambino piangente (inserire motivazione a caso) / sporco di colore o di marmellata o checos’èquelloschifomaèvivo?! che mi lascia la sua personale sacra sindone sui vestiti. Mi vesto a caso? Non lo fa. Ecco.
La controprova l’ho avutra l’altro giorno. Mi chino verso Miciozilla, ero stata dalla parrucchiera (un rene, l’unico funzionante, tra l’altro) e mi guarda, con gli occhi a cuore:
“Mamma, ma hai LAVATO i capelli? Sai da buono!”
Ah, cioè di solito so da vie di Calcutta? da pannolino lasciato a macerare al sole di Ferragosto? Da piedi di troll di montagna dopo la scampagnata nelle stalle di Avalon?
Cioè, oh, figlio 2, guarda che io mi lavo, eh??
Mi tocca i capelli, poi me li ritocca, me li stratocca. Totale?
Il giorno DOPO essere andata dal parrucchiere mi son dovuta lavare i capelli.
Sapevano da puzzola/moffetta che si era mangiata lo surströmming [piatto svedese che consiste in sardine lasciate a macerare per mesi che al confronto la brovada (piatto friulano composto da rape fatte irrancidire in barattoli che possono aprire solo gli artificeri) sa da gelsomino],* rotolandosi nei durian (cioè, veramente, devo spiegare anche questo? Ma di casa ci uscite? Comunque è un frutto esotico che puzza talmente che ci sono dei posti dove è vietato consumarlo. M’invento? Magari…).
Morale: mi vesto male perchè tanto oltre l’uscio di casa non riesco a spingermi.
* Che problemi ha la gente che fa marcire la roba e poi se la mangia? E io che ne so? Me lo son sempre chiesto pure io.