AVVISO

Signore e signori,
Vi annuncio una grande gioia (per me): vado in vacanza per circa un mese. Ebbene si’, ho anch’io una vita mia, che vi credete? Che stia qui a scrivere stupidaggini tutto il tempo? Immaginatemi cosi’ (ma senza il trapuntino leopardato, eh?):
Ho lasciato al mio fedele servo Sancho il compito di pubblicare l’RdC versione estiva. La versione estiva consiste nella scelta a casaccio di qualcosa di divertente nel marasma di materiale che ho già scritto, quindi capita quello che capita, come pare a lui, una volta a settimana, se si ricorda. 
La sua identità è e rimarrà segreta, per ovvi motivi.
Ci rivediamo lunedi’ 3 settembre con nuovi emozionanti complimenti!!
Intanto buone vacanze a tutti!!

Lyon: topi e zollette

Un giorno vado a trovare una mia amica che abitava in una città vicina. Passiamo una bella giornata insieme, andiamo a casa sua, dormo da lei e la mattina dopo mi fa un caffé. Io sto lì, con la tazzona di caffé fumante in mano e facciamo conversazione:
Hai dormito bene?‘ mi chiede.
Sì, sì, tutto bene. Qui è tranquillo, hai un bell’appartamento!
Ah, grazie! Avevo paura che avessi sentito i topi.
Come scusa?‘ e penso: ‘Ho capito male. Se esiste una qualche divinità che mi ascolta, anche a tratti e in modo intermittente, deve fare in modo che abbia capito male.’
Eh, ma son topolini, sai? Non sono quelli grossi!‘ e io penso: ‘Ah! Perchè c’era l’opzione topo enorme finto alano?’ e questo conferma la mia teoria che le divinità non ci sentano, che giochino ad Angry Birds o che ascoltino i Korn a tutto volume.
Mi racconta, sorridendo, che una mattina, mezza addormentata, ha alzato il coperchio della scatola contente lo zucchero in zollette (si veda foto) e ha visto qualcosa con la coda dell’occhio. Si trattava di un topo, che la guardava anche un po’ scocciato e che si stava mangiando la sua buona zolletta mattutina. Lei ha cacciato un urlo, quello è scappato e si rintanato.
Io la guardo con l’occhio sbarrato e lei mi rassicura: ‘Ho buttato via quelle in superficie, eh? (pausa) Vuoi una zolletta?‘ E tu pensi: ‘Ma fai sul serio?? Ma sul serio, sul serio? Se c’è un animale che porta malattie, una peggio dell’altra, è il topo e tu butti via SOLO quelle in superficie? Ma io come minimo cospargevo la cucina di alcool e le davo fuoco!!’.
D’altra parte, un giorno andai con una mia amica ad una cena in casa di una sua amica. Ribadisco che io questa non la conoscevo. Entriamo in casa sua, baci e abbracci, guardo sulla sinistra e vedo una gabbia molto grande, alta circa un metro. Mi avvicino pensando di trovarci dei criceti o delle cocorite, invece vedo una cosa rosa, nuda, lunga un dieci centimetri, fina, fina, che scende lungo la gabbia. Sul momento non connetto. Cosa rosa, lunga, senza peli, che bestia sarà? Guardo meglio, sotto il telo che copriva la gabbia e vedo cinque (!!) pantegane bianche con gli occhi rossi che mi fissano. Faccio un salto indietro. Loro ridono. Le due ragazze, non le pantegane, ma se avessero aperto la gabbia, credo avrebbero riso pure loro. La mia amica mi dice, ridendo: ‘Ah, scusa, non ti avevo detto che X a casa ha degli animali un po’ strani.‘ Strani?? Cinque pantegane ti sembrano animali strani?? Sono in un film di Dario Argento. Mi riprendo, sorrido forzatamente e fingo interesse: ‘Ah! Impressionanti, pero’! E li tieni sempre in gabbia (i panteganoni)?‘ e lei, tranquillamente: ‘No, li faccio girare per casa ogni tanto. Adesso li tengo chiusi perchè so che posson dar fastidio.‘ E io cerco di raggiungere l’uscita senza dare troppo nell’occhio. ‘Ah!‘ continuo, per distrarla, mentre mi rimetto le scarpe e cerco di infilarmi il soprabito ‘E non hai paura che si moltiplichino?‘ e lei, serafica: ‘No, questi sono i maschi, le femmine le tengo in camera!‘ Ah, si, beh, certo! Anch’io mi tengo dieci pantegane che girano per casa, di cui cinque in camera! Insomma, non è una cavia che fa tenerezza, è una bestiaccia che ti mangerebbe viva, se gliene dessi l’occasione! Ma i denti non li hai visti? ‘Brisby e il segreto di Nimh‘ era un film, lo sai? Non era un documentario!!
Morale, mi son sempre chiesta: ma la peste, secondo lei, la portavano le cicogne??

RdC / 24

  1. ‘Tu non ti vesti da t**ia.’, seguito da: ‘Non hai scarpe da prostituta, tu!’ Ma perchè uno deve dirmele queste cose? 
  2. Sostanzialmente hai un bel fisico… Insomma, hai 34 anni e non vai in palestra… 
  3. Io, parlando di un lavoro: ‘No, sono io che son stordita: è per mercoledi’ prossimo…’, lui: ‘Io l’ho pensato…. ma mi son detto: “Non può esser così stordita… non sbaglia mai!”, io: ‘Grazie! Ma noto un FILINO di ironia… :)’ 
  4. Questo è il secondo complimento positivo che ti ho fatto. Segnalo! Ovviamente non c’è materiale per scrivere una pagina, figurati per un libro!! 🙂 
  5. E adesso cosa fai fino a mercoledì prossimo? Penso che le piastrelle del bagno tu le abbia già contate più volte… 
  6. Ma quando vieni a trovarmi vieni anche con tua sorella e tua mamma? è più divertente… 
  7. Devo ancora leggere i complimenti milanesi, ma ti avverto: se ti dicono “FI*A” in continuazione, NON è un complimento, è solo un intercalare. GRAZIE! 
  8. Parlando di un viaggio a Trieste, io dico (con incredibile dolcezza): ‘Te lo ricordi?’ e mi viene risposto: ‘Ho un bel ricordo di Trieste… (pausa) …accumulato negli anni!’ 
  9. Guardando una mia foto: ‘Che occhiaie! Mamma mia!’, seguito da: ‘Non sembra neanche tuo quel braccio! Sembra di G. (bimbo di un anno)’. 
  10. Guarda che è bello lovvare le persone! Tu non lovvi perchè sei acida!! E non lovvi perchè non sei ggiovane!! I ggiovani lovvano, i vecchi amano (o stimano)!! 
  11. Sei sfattissima ! 
  12. Io: ‘Ormai son vecchia’, lui: ‘Eh, lo so’.

AdV: 11 giugno 2010

Ritorno.
Prendo il treno del pomeriggio da Parigi ed arrivo a Milano alle 22.25. Nella stazione francese appare il numero del binario e mi impressiono. Come il numero? Nelle stazioni francesi non ci sono numeri, bensì lettere, motivo della mia perplessità. Qualche anima pia mi informa che i numeri sono da un’altra parte. Ah, ecco. Circumnavigo la stazione dall’esterno. Facile, facile, eh? Un viaggio interminabile, durante il quale mi sono addormentata e svegliata mille volte, con un freddo cane. Certe cose sono internazionali. Secondo il mio modesto parere i treni li costruiscono in Lapponia. Nessun controllo passaporti, nessun cane anti-droga, nessun fucile spianato e di conseguenza nessuna scena di panico. Già il viaggio era noioso, adesso si esagera. Un signore poco distante parla al telefono lamentandosi del ritardo accumulato. Ritardo? Siamo in ritardo? Un ragazzo sente le lamentele, si inquieta e chiede spiegazioni alla coppia in divisa che passa in quel momento. Sorrisi dei due. ‘Cinque minuti! Robetta! Rispetto a ieri…’ dice uno e l’altro ammicca in modo eloquente. Come al solito la gente perde sempre delle buone occasioni per starsene zitta.
Riparto il giorno dopo, da Milano, con l’Eurostar delle 12.05. Mi ritrovo in prima classe, non per fare la solita snob, ma perché era l’unica possibilità per ritornare al mio natio borgo selvaggio. Una citazione a caso. Già mi vedevo a ripetere invece ‘Né più mai toccherò le sacre sponde (del Piave, s’intende) ove il mio corpo fanciulletto giacque…’. Un’altra citazione a caso. Mentre salgo un dipendente delle FS spiega in perfetto italiano a degli stranieri (anglofoni), che ci sono altri appositi spazi per le valigie anche in mezzo al vagone e che non è necessario preoccuparsi di farle rientrare in quelli all’entrata. Poi se ne va. Traduco per pietà e perché in caso contrario avrei dovuto scalare un monte di valigie. Mentre leggo e mi rilasso, poco distante una bambina continua a ripete all’inverosimile ‘Ho caldo!’, su frequenze udibili solo dai cani. Il treno è in perfetto orario e prendo la coincidenza per Susegana. Avendo preso la prima classe per l’Eurostar, ho la stessa anche per il regionale. Il vagone è quasi completamente vuoto. Aaah! Sospiro di soddisfazione. Ovviamente però, nessuno capisce che se la gente non si siede qui, un motivo ci deve essere. Poi la prima classe è rossa, la seconda è blu. Che si sia un popolo di daltonici? Quando scendo dal treno, sul quale sarei rimasta volentieri, mi accoglie una folata di caldo afoso e appiccicaticcio. Non mi sarei stupita di sentire la musica di Ennio Morricone e di veder arrivare Clint Eastwood ed Eli Wallach tra balle di fieno rotolanti.

Aspirazioni…

Da grande voglio diventare cosi’:
Chiara Mastroianni nei panni di Lili da adulta in ‘Pollo alle prugne’…