Polemica vintage

Post che sarebbe dovuto apparire un po’ di tempo fa. Tuttavia, dopo lunga riflessione, ho deciso di elaborare tutte le informazioni con calma e ne è uscito questo capolavoro letterario. No, vabbé, siccome è da un pezzo che non pubblico qualcosa e non ho fatti divertenti da raccontare, vi rifilo un pezzo vecchio. Anzi, stagionato. No, meglio: vintage.

Niente. Tocca commentare. Non volevo, ma mi costringono. Le notizie di queste settimane, nel senso che continuo a vederle ovunque (blog, facebook, giornali, gente che ne parla al bar, ecc.) sono:

  • Polemica (annosa, tediosa e decisamente obsoleta) di quell’economista che sconsiglia le facoltà umanistiche perchè sfornano disoccupati. L’originalità prima di tutto. Lettere contro scienze. Nessuno ci aveva mai pensato. Sentite, ci compriamo le maglie, ci facciamo una partita a calcetto e la risolviamo cosi’ una volta per tutte? Non vedo perchè dovrebbero essere antagoniste (un po’ come se uno dovesse decidere cos’è meglio: un cacciavite o una chiave? Dipende se sono il ladro o il proprietario della casa, vi pare?), ma se non sapete come passare il tempo, consiglio il gossip.
  • Polemica contro quello che sconsiglia i sandali a donne e uomini (non a capre e bisonti perchè loro hanno già gli zoccoli e criticar Madre Natura è rischioso. Mandarti una bomba d’acqua è un attimo.) perchè non gli piacciono. Ce ne faremo una ragione. Mi interessa più o meno come scoprire dov’è Belen in questo momento. Non fa selfie da mezz’ora, sono un po’ preoccupata.
  • E’ morto un ragazzo in discoteca e han scritto subito che era perchè aveva esagerato con un mix di sesso, droga e tecno. Si drogano solo quelli che vanno in discoteca. Certo. Poi vabbé è morto per cause naturali, ma chi poteva mai immaginarlo?
  • Se una ha dei percing prima o poi morirà di overdose. Per forza. Anzi, adesso il tatuatore ti propone il pacchetto tutto incluso: tatuaggio / percieng / scarificazione + cassa da morto + servizio funebre. Acqua santa e fiori esclusi.
  • Un tizio ha evaso un milione di euro. Sul giornale c’erano nome e cognome e  anche una bella foto del ristorante (metti che uno si sia distratto). Il giorno dopo uno è stato beccato con la stessa accusa, ma nonostante sia delle mie parti manco mia mamma (che con il giro di amiche che ha, il Watergate lo avrebbe scoperto in due giorni, senza Gola Profonda e recitando il rosario) sa di chi si tratti. Due pesi e due misure.
  • Discussione se lasciare o meno il figlio a quella che ha tirato acido a tre persone in combutta con il compagno, per « purificarsi » e « diventare una madre migliore ». Spero non diventi una moda.
  • Una certa Lisa Fusco va in una trasmissione culinaria, fa una spaccata (cosa c’entri con le polpette al sugo uno poi me lo spiegherà) e si spatascia a terra. Leggo quindi una serie di articoli in cui vengo informata del fatto che il popolo della rete (espressione che ricorda quei boccaloni dei pesci) si divide per decidere se l’abbia fatto davvero o meno. La figura di mer*a di sicuro. Poco dopo accade lo stesso alla D’Urso: si spatascia pure lei. Fosse autunno direi che cadono le foglie (secche?), ma siamo ancora in estate (ufficialmente), quindi direi che cade la frutta (troppo?) matura.
  • C’è il Festival di Venezia e Johnny Depp (proprio l’ultima speranza per tutto il genere umano, proprio quello in cui avevo riposto ogni mia fiducia, proprio quello che puo’ fare e mettersi quello che vuole perchè se lo puo’ permettere), si presenta al Festival vestito in modo tale che al confronto Pippo sembra più curato e ben vestito (guardate la foto e ditemi se non ho ragione!). Un mio amico, che prendo in giro da anni per i maglioni a rombi, quando l’ha visto mi ha detto: “Hai visto? Se lo fa lui, allora io posso rimettermi i maglioni con le renne!” Johnny, sul serio: ti rendi conto dei danni che stai provocando?? Anni e anni di lezioni di buon gusto buttati in canale! Ripigliati, altrimenti qua è la fine. E capisco lo shock iniziale, che ha colpito anche me, ma buttar via tempo per scrivere articoli su articoli mi pare eccessivo. Ne bastava uno: Johnny vestito dal cane della moglie? Rapinato all’areoporto? Colpito da improvvisa cecità? Ti siamo tutti vicini. E, per inciso, io mi offro per starti anche più vicina. Molto vicina. Anzi, guarda, Cosa… Si’, parlo cont te! Tu, tu, Cosa… Si, vabbé, Amber. Quello che è… Senti, levati, che dai fastidio! Toh, guarda, ti do’ cinque euro, vai a prenderti uno spritz e un tramezzino qua da Bepi l’onto, ti insegnano a giocare a tre sette e a bestemmiare, cosi’ qualcosa la sai fare anche tu.

E quindi? Lo so che c’è una campagna denigratoria nei confronti dei giornalisti (troppa gente che scrive cose a caso, senza cercare le fonti e le prove, con le argomentazioni attinenti al tema trattato e le risposte a eventuali obiezioni. Sono tecniche di retorica, basate anche sul metodo scientifico, che insegnano a Lettere. A Economia non so.) e me ne dispiace. Capisco che siano malpagati e sfruttati. Neanch’io mi applicherei seriamente se fossi pagato 4 euro a articolo. Piuttosto pulirei le scale del palazzo, prenderei 8 euro all’ora e nessuno criticherebbe il mio uso del mocio. Capisco anche che sia un periodo in cui la gente non fa granché e si scrive su tutto e sul niente. Tuttavia, se queste sono le notizie e la serietà con cui sono divulgate, con una serie di stereotipi, pregiudizi, ammiccamenti ad amici e conoscenti, ecc., non sarebbe meglio parlar del tempo? Che caldo, eh? L’estate più torrida degli ultimi 250 anni! Anzi, che dico? L’estate più torrida dall’invenzione del termometro! Anzi, rilancio: dall’ultima glaciazione! Non faceva cosi’ caldo da quella volta che i mammuth si erano spalmati di miele e si erano attaccati alle rocce per farsi la ceretta. Abbiamo delle pitture rupestri e un sacco di rocce pelosette che lo testimoniano. Forse è solo il caldo caraibico che ci fa ribollire le meningi. Il che spiegherebbe perchè d’estate l’unica cosa interessante da fare è leggere il gossip. Uno non deve pensare, fare congetture o ragionare in nessun modo. Legge, prende per vere cose improbabili e inverosimili (dalle apparizioni mariane in un McDonald alla starlette incinta dello Yeti, dalla dieta dimagrante a base di Nutella alla partecipazione di Salvini a un progetto umanitario), spettegola con il vicino, critica aspramente tutto e tutti e beve una bevanda fresca. Il gossip è l’unica seria pratica estiva. Il resto fa sudare.

Effettivamente speciali

In una bella giornata grigio autunnale padano (non è un colore? lo diventerà. Fidatevi!) mi metto al computer per comprare un biglietto di A/R per la tratta TREVISO-MILANO. Di solito il tragitto prevede: TREVISO-VENEZIA MESTRE con Regionale e VENEZIA MESTRE-MILANO con Freccia. Ovviamente provo prima a fare quella e il risultato è il seguente:

Viaggio 1 – Andata
Da: Treviso Centrale (07:54)
A: Milano Centrale (10:55)
Data: 06.06.2015
Regionale Veloce 2855 1 Adulto Ordinaria – 2ª Classe
FRECCIABIANCA 9710 1 Adulto Base – 2ª Classe 40,80 €
Viaggio 1 – Ritorno
Da: Milano Centrale (17:35)
A: Treviso Centrale (20:34)
Data: 06.06.2015
FRECCIABIANCA 9739 1 Adulto Economy – 2ª Classe
Regionale Veloce 2466 1 Adulto Ordinaria – 2ª Classe 22,30 €

Prezzo finale (IVA inclusa) : 63,10 €

Poi invece, per vedere se ci fossero delle offerte sulle Frecce, provo a fare solo VENEZIA MESTRE-MILANO, con offerta SPECIALE A/R (?!) e il costo, per fare una tratta più breve, è di 69 euro, cioè 34,50 a tratta:

Viaggio 1 – Andata
Da: Venezia Mestre (08:32)
A: Milano Centrale (10:55)
Data: 06.06.2015
FRECCIABIANCA 9710 1 Adulto A/r In Giornata – 2ª Classe 34,50 €
Viaggio 1 – Ritorno
Da: Milano Centrale (17:35)
A: Venezia Mestre (19:58)
Data: 06.06.2015
FRECCIABIANCA 9739 1 Adulto A/r In Giornata – 2ª Classe 34,50 €

Prezzo finale (IVA inclusa) : 69 €

Ora, è una mia impressione o questi ci prendono per idioti? Son gli stessi identici treni, solo che nel primo caso mi facevo anche i 20 km del regionale a 2.50 euro, mentre adesso li dovrei anche sommare, arrivando alla cifra di 74 euro. Faccio notare che si tratta di un’offerta per l’andata e ritorno in giornata. Un’offerta. Qualcuno me la spieghi… Oppure spieghi a quelli di Trenitalia cosa significa offerta, sconto e prezzo speciale perchè credo che abbiano confuso con sovrapprezzo, prezzo creativo e noi ci proviamo visto mai. Certo, mi direte che ho capito male io perchè non hanno specificato per chi fosse l’offerta. Mica è un’offerta per te, viaggiatore. Si tratta di un’offerta per loro. Tipo quando uno si è esibito e passa con il cappello. Ecco, nel caso, mi piacerebbe almeno che uno strimpellasse qualcosa, che mangiasse fuoco, che lanciasse due clavette o che facesse almeno roteare delle palle che non fossero le mie.

RdC / 43 e la Teoria della Felpa con i Buchi

Non so se ve lo ricordiate, ma c’era stato un dubbio amletico (senza teschio pero’, che non è stagione) su cosa significasse dire a qualcuno che non è una felpa con i buchi (si veda RdC / 42). Dopo accurate ricerche e indagini approfondite scopro che la Teoria della Felpa con i Buchi esiste:

  1. Una fepa con i buchi non è una cosa vecchia o passata di moda, ma qualcosa a cui sei particolarmente affezionato/a;
  2. Una felpa con i buchi non è una cosa da buttar via perchè con lei hai passato molti bei momenti e il solo vederla te li fa ricordare;
  3. Una felpa con i buchi è quella che usi per stare in casa o come pigiama e che quindi ti accompagna prima di dormire o quando sei rilassato/a;
  4. Una felpa con i buchi è quella che ti conosce per come sei da tanto tempo. E ti apprezza ugualmente. Certo, non lo dà a vedere…

Insomma, essere una felpa con i buchi è un complimento. D’ora in poi, invece di dire al proprio partner “Sei bellissimo/a” oppure “Senza di te morirei” oppure “Vorrei stare con te per sempre” oppure “Sei la persona più importante della mia vita“, utilizzate anche voi l’espressione: “Sei la mia felpa con i buchi!“. Altro che tre metri sopra il cielo (e se non sei Scamarcio l’effetto non è lo stesso), altro che lucchetti con le iniziali (che sul ponte Milvio avranno anche un senso, ma sul ponte dell’Accademia a Venezia un po’ meno: lucchetti a Venezia), incisioni sugli alberi o sulle pietre (Orlando è impazzito, vedete voi, eh?), gomme da masticare o cerotti (ma cos’è? ma vi pare? I cerotti sotto il balcone di Giulietta a Verona? Ma dove siamo? Al Pronto Soccorso di coppia?) o graffiti sui muri! Di’ anche tu alla tua anima gemella che è una felpa con i buchi! Vedrai che successone! Chi di noi non vorrebbe essere associato ad una felpa tarlata, rovinata e magari rammendata? Ecco, nel mio caso preferirei che mi dicessero che sono un pigiama con gli orsetti. Ma son strana, si sa.

C’è tuttavia una seconda scuola di pensiero, secondo la quale affermare che uno/a NON è una felpa con i buchi, è un complimento. Pare voglia dire: “non sei qualcosa da buttar via alla prima occasione, appena vedo una felpa più nuova e più bella”. Rassicurante. Insomma, poi uno decide quale versione fa più comodo. Bon, sciolto questo nodo, passiamo alla solita carrellata di buone parole:

  1. Quando tu eri alle medie non c’era Internet, non c’era Fb, non c’era niente. [La penna d’oca? Le tavolette di cera? I rotoli di papiro? I graffiti rupestri? Ma quanto pensi che sia vecchia, io??]
  2. Non ti mordicchiare il labbro che lo deturpi! Poi è una delle cose più belle che hai!
  3. [parlando di allergie e intolleranze] Ma quindi quelli come Lei non si possono bere il latte di bue? [Mmmm…la vedo MOLTO difficile…]
  4. Siccome tu hai un punto di vista più BASSO del mio…
  5. Sono abbagliato! Ma non sei tu che mi abbagli…è il motorino!
  6. In chat. Io scrivo: “Sei uscito stasera?“, lui scrive: “No, sono uscito ieri“, io: “Allora sei a posto per un mese!“, lui: “S.usa, ma n.n c’. c.mpo…
  7. Non so se levarti l’amicizia e chiedertela di nuovo…
  8. Ormai mi ero dimenticato che tu esistessi…
  9. Che bene che stai controluce: non ti vedo!
  10. Si vede che sei abbronzata: ti si vede la linea bianca delle rughe.
  11. Io: “Nessuno si è mai lamentato della mia guida!” e lui:La gente è educata…

Considerazioni tecnologiche

Capisci di aver comprato uno smartphone e che questo non ti ha migliorato la vita quando:

– non puoi più dire frasi tipo: ‘Non ho visto la mail, oggi non ho aperto la posta’ (tradotto: ‘Non avevo voglia di risponderti’) oppure ‘Non mi è arrivato il tuo sms, sai, il telefono è vecchio‘ (tradotto: ‘Non avevo voglia di risponderti’) oppure ‘Scusa, è caduta la linea, sai, il mio telefono è lo stesso modello che usava Gesù‘ (tradotto: ‘Speravo che mettendo giù avresti capito che mi hai sfracassato l’anima con le tue idiozie, ma visto che ci tieni tanto e non demordi, continua pure, tanto mica ce l’ho qualcos’altro da fare, eh?’).

– ti tocca stare per ore al telefono quando chiami perchè tanto con questo telefono ti sei dovuto fare un abbonamento, la gente lo sa e ti attacca una pezza con tanto di orli e merletti e non c’è modo di dire quello che dicevi prima: ‘Scusa, non ho tanti soldi‘. E non è per niente, ma mi domando che problema abbia questa gente, che sta al telefono per ore a parlare di fuffa, cosi’ tanto per tirare sera. Forse per convincersi/ti di pagar l’abbonamento per qualcosa?

– non puoi farti il caffé mentre rispondi perchè se lo appoggi alla guancia chiude la comunicazione. Il problema si ripropone con l’ombrello, borse della spesa, piante, panni da tirar fuori dalla lavatrice o da stendere, ecc. Sto diventando meno multitasking di quanto ero prima. Il che è tutto dire.

– se uso gli auricolari, a parte sembrare cretina perchè sto due ore a srolotolare ‘sti fili del piffero che si arrotolano che manco le spire di un serpente o il nodo gordiano (e la spada ‘sto giro non serve a molto), devo tenere il telefono in mano perchè il filo è corto. E sono nana! Ma per chi li fanno questi auricolari? Per i canarini?

– quando sei a casa non puoi più rispondere dal bagno perchè diventa un telefono fisso (vedi punto seguente).

– è più il tempo che passa sul comodino a ricaricarsi attaccato alla spina di quello che sta in mano.

– se prende due gocce piangi in sanscrito e lui scrive in aramaico. E non c’è comunicazione. Quello di prima se si bagnava lo lasciavo smontato un paio di ore e tornava come nuovo.

– quando cade preghi tutti i santi che ti vengono in mente, un paio di divinità pagane e sgrani anche un rosario per sicurezza prima di vedere se il vetro sia ancora intatto o meno. Quello di prima se cadeva lo raccoglievo e non scomodavo nessuno.

– prima quando dicevo una capperata nessuno se ne accorgeva e magari mi credeva sulla parola, adesso invece controlla su wikipedia. Sto perdendo di credibilità. E comunque credo che questo stia minando non pochi rapporti basati sulla fiducia.

– spiegando le indicazioni stradali, mi son sentita rispondere: ‘Ma a cosa serve? Tanto adesso ci sono GPS e navigatore su tutti i cellulari!‘ E questo ha distrutto uno degli sport preferiti dai Veneziani: far impazzire i turisti rispondendo solo: ‘Di là‘, indicando un punto a caso all’orizzonte. E poi non ti puoi neanche più perdere da nessuna parte e questo è un po’ un peccato, dai.

– passi più tempo a vedere se ti ha scritto / chiamato / mandato una mail / taggato / citato / whatsuppato / messaggiato / skypato qualcuno di quello che passi a parlare con gente reale davanti a te, in carne e ossa.

– cominci ad usare dei verbi che han fatto morir di crepacuore metà dell’Accademia della Crusca. Gli altri non son messi bene, ma resistono.

Morale: lo smartphone sarà anche smart, ma non mi ci sento io ad averlo comprato.

PS: We are all tided.

AdV: areoporti (4)

Venezia-Barcellona
Parto dall’areoporto Marco Polo per recarmi in Spagna dove avrei trovato mia sorella. Mi reco al check-in e, dopo aver controllato i miei documenti, mi dicono di andare in dogana. Sguardo perplesso. Come in dogana? Sa, mi dice una signorina sorridente, sono controlli a campione sul bagaglio da stiva. Ah, e ovviamente il campione sono io. Molto rappresentativa. Al limite potrei essere un campioncino, un échantillon. Vabbé. Passo in dogana, dove sono circondata da stranieri e sono l’unica italiana, cosa che mi permette di apprezzare le capacità linguistiche dei doganieri, i quali sanno parlare in inglese come io so parlare il mandarino. Mi aprono il borsone e la signorina ravana tra magliette e mutande (che già non è bello di per sé) finchè nota una borsettina sospetta. Chiede di aprirla. Dentro ci sono una crema solare ed un doposole, ben incartati in una serie di sacchetti di plastica, per evitare che si aprano accidentalmente. Me li fa spacchettare, si convince che sia davvero crema e mi dice che posso andare. Mentre sto tentando di rimettere tutto come prima, mi mettono fretta, dicendo al passeggero successivo, visibilmente allibito: ‘Take here! Take here!’, derivato direttamente da: ‘Porta qua!’ Comunque, richiudo tutto come meglio posso e corro verso il gate. La signorina mi aspettava con sguardo severo e mi dice che stavano per chiudere il gate. Protesto dicendo che ero ferma ai controlli, mica al bar. Mi guarda con sospetto e controlla la carta d’identità. Più volte. Ma che è, sta volta?? In ogni caso il viaggio si rivela piacevole, anche se avevo la sensazione che le hostess mi controllassero più degli altri passeggeri. Ma potrebbe essere la mia solita paranoia. Atteriamo, la gente applaude. Un po’ come se uno andasse dal macchinista delle FS a stringergli la mano ogni volta che entra in stazione o se uno mandasse i fiori alla signora della lavanderia ogni volta che gli lava bene le mutande o se uno desse un incentivo pecuniario ogni volta che uno si presenta al lavoro…
Al mio arrivo a Barcellona le creme si erano aperte e si erano sentite in dovere di viaggiare per tutta la borsa. Risultato: volendo fare una doccia, ho dovuto lavarmi e asciugarmi con il fon le mutande.

Una vacanza cominciata benissimo…
Barcellona