Provviste

All’inizio di questa quarantena (che per noi è iniziata a Carnevale) feci vedere alla Costante I un video girato in alcuni supermercati. Un cosa tipo questo:

Seguì dialogo:

Io: “Hai visto che roba?

Costante I (facendo spallucce): “Vabbè, mal che vada ci trasferiamo in pianta stabile da tua madre!

La raccontai a mia madre che commentò: “Sì, per il momento io sarei anche a posto, non mi serve andare in bottega per un po’.” Per un po’?? Nei congelatori ha roba per sei mesi buoni e con le dispense arriviamo a Natale senza problemi. Ecco, manca il panettone, ma c’è la gubana. Bisogna accontentarsi.

Quindi, quando a fine febbraio han chiuso le scuole, ci siamo trasferiti da mia mamma. Non per il cibo, ma per il fatto che non saremmo mai arrivati sani di mente a fine settimana (ancora non si parlava di quarantena) né io con la vecchia di sopra, né i vicini di sotto con noi confinati in 60mq senza giardino.

Quando dichiararono Lombardia e Veneto zona rossa (8 marzo), chiamai preoccupata a Milano un mio amico che mi disse: “Guarda, io non credo di aver problemi: la pasta integrale era tutta al suo posto. Poi ieri ero andato là per prendere cotechino e champagne.“. E niente, mi immagino gli zombie dell’Apocalisse che aprono la porta e lo vedono magiarsi pasta e cotechino, bevendo champagne.

Ecco, sono passate settimane e i supermercati, le macellerie, i fruttivendoli, le pescherie e i fornai sono aperti. Mi sembra chiaro che nessuno morirà di fame. Ciononostante, la gente continua a fare enormi provviste. Capisco tutto ma 25 rotoli di carta igienica, 10 kg di lievito (!!) e 20 kg di pasta e/o farina a cosa vi servono? Siete l’Uomo Foccacina che vive nella farina e dovete sfornare Mongo?? * Avete 101 cuccioli di dalmata e dovete nasconderli da Crudelia De Mon travestendoli da mummie? Dovete intrattenere i vostri figli facendo lavoretti di carta pesta e collane di pasta? Guardate che con tutta quella roba vi vengon fuori il castello di Hogwarts e pure i gioielli della corona!! Rivestite l’esterno di casa di rigatoni sperando che il virus sia celiaco? In salotto organizzate gare clandestine di rotoli di carta? Qualcuno mi spieghi. Grazie.

Poi volevo far sapere a queste persone che la dispensa del Fattore M è pronta all’Apocalisse dall’85.

Dall’ O T T A N T A C I N Q U E.

Dilettanti.

* Per chi non sapesse chi è Mongo, formato e sfornato dall’Uomo Focaccina, che vive nella farina. Video esplicativo:

La dieta

Creata fin dalla notte dei tempi per rovinare la vita delle persone, la dieta ha una serie di regole e divieti così fastidiosi che, dopo un po’ che la segui, hai voglia di trucidare la gente che incontri per mangiartela cruda. Senza olio, ché sei a dieta. Ora, contrariamente a quanto si sarebbe potuto evincere dai ‘complimenti’ che mi fanno, non son grassa. Ho le ossa grandi. Se alla mia cellulite piace star comoda e necessita di ampi spazi, chi sono io per tarparle le ali, a cuscinetto di grasso? Beh, se non vola via, un motivo ci sarà. Inoltre ho la stessa ritenzione idrica di un cactus. Buccia d’arancia? Tze, principianti! Io ho la pelle a granella di nocciole. Comunque, la notizia nefasta è che mi han messo a dieta. Non capisco perchè. Seguono motivi per cui non sono felice di farla:

  1. Si tratta di una dieta lassativa e passo il mio tempo in bagno. E già si comincia male.
  2. Mi sento una capra (senza barba e con meno pelo) perchè mangio erba con l’erba. Ovviamente scondita.
  3. Sono intollerante al lattosio e devo bere un bicchiere di latte e mangiare formaggio e yogurt. Sapete cosa succede se date dei latticini, anche senza lattosio, a un intollerante? No? Non volete saperlo. Vedi punto uno.
  4. La Costante I sta virando verso una nuova definizione: la Sostituibile I perchè si mangia di TUTTO mentre io mi nutro come un canarino. Senza olio.
  5. Ho una fame che sarei disposta a mangiarmi le sedie con tutta la paglia. Erba (secca) e legno. Praticamente la mia dieta, ma in versione croncantella.
  6. Non ricordo più che gusto abbiano le madeleine [vedi foto commemorativa], che ovviamente non posso mangiare. Risultati immagini per madeleineNon vi sembra grave? Io al mattino ingurgitavo due cose, cercandole in modalità talpa: caffè e madeleine. E lo facevo per non fare vittime inoocenti tra quelli che avrei incontrato per strada. Adesso mi alzo e mi aspettano: un bicchiere di latte, due fette biscottate, caffè e una prugna. Una prugna, AL POSTO di due madeline. E sono PURE le sette del mattino.
  7. Il solo caffè che posso bere è decaffeinato. Ho provato la cicoria, l’orzo, la torba, il terriccio dei ciclamini e i gatti della polvere ma incredibilmente, il gusto è diverso. Se credete che fossi nervosa perchè bevevo caffè, dovreste verdermi adesso con ‘sta brodaglia del piffero.
  8. Prima mi invitavano alle vendite di materassi e coperte, pentole o cosmetici, ora invece mi invitano OVUNQUE ci sia cibo: cene, banchetti, anniversari, aperitivi, sagre, degustazioni, ecc. Non può essere un caso. La gente è cattiva.
  9. Secondo la dietologa le zuppe si fanno senza brodo e senza sale; il pesce va solo bollito; la carne se vede l’olio sviene; il riso è il tuo nemico. Infatti non c’è un ca**o da ridere.
  10. Abito vicino a una rosticceria e di fronte a una pasticceria.
  11. Posso bere quanto voglio, ma solo acqua e limone. Evviva.
  12. Il Fattore M ha deciso di ricreare la sua versione personale di Masterchef Italia Home Edition, cucinando piatti che non faceva da tempo e che sono, immancabilmente, i miei preferiti. In due giorni ha fatto: la pizza fatta in casa con le mozzarelle di bufala (non fresche, vive proprio!), il baccalà alla vicentina con la polenta, la zuppa di zucca e porcini, le costicine di maiale con il radicchio e, infine, lo strudel di mele (che è famoso in tutto il Nord-Est, Murano e Burano comprese). Lo strudel. Lo STRUDEL.
  13. C’è sempre qualcuno che mi ruba quello che sto mangiando. Giuro. Cioè, fatemi capire: sto mangiando una schifezza allucinante, insipida, brutta da vedere, al limite del pastone (che tutti ben conosciamo, purtroppo) e VOI la volete mangiare?? Già mangio poco e mi volete levare il pane (MAGARI!!) di bocca?? Niente, il piatto del vicino è sempre più buono. Se poi è dietetico, diventa irresistibile proprio. La gente è cattiva. Insisto.

In tutto questo periodo di patimento e privazione sono ingrassata di due chili. DUE CHILI. In un mese. Ho quindi mantenuto lo stesso ritmo di prima, quando mangiavo quello che mi pareva. Ora, non vorrei dire, ma forse (forse, eh?) il mio metabolismo la dieta non la vuol proprio fare e tutto quello che gli arriva lo stipa subito da qualche parte. So anche dove: un posto in cui non batte il sole, così il grasso si conserva meglio e non irrancidisce. Avendoglielo fatto notare, la dietologa decide di togliermi: 10 gr di pasta e 10 gr di pane al giorno, oltre all’olio (che pare sia il tuo peggior nemico, dopo il riso).

Adesso ho una certezza: la mia dieta funzionerà di sicuro.

Giornata Nazionale del Lavoretto Infantile Orrendo

Come certamente saprete, lo scorso 4 dicembre si è svolta la Giornata Nazionale del Lavoretto Infantile Orrendo. In questa giornata i genitori possono dare libero sfogo ai propri sentimenti sul lavoretto orrendo ricevuto nel corso dell’anno, chiedere imploranti alle maestre di cessare questo lento stillicidio del buon gusto, fingere di confondere i lavoretti con la legna da ardere, vergognarsi con un minuto di silenzio dei propri lavoretti passati e abbracciare per empatia i propri genitori. Segue carrellata di lavoretti infantili:

WP_20141128_010 - Copie (2)Con soli fini decorativi (apparentemente), questa candela è in tessuto, con fiamma in tessuto e finte foglie e bacche di plastilina. Lo sfondo è composto da stuzzicadenti. Ottimo da bruciare nel camino per sbaglio.

Il prossimo lotto è un WP_20141128_010 - Copie (3)delizioso quadretto da appendere, composto da base decorata in plastilina decorata con motivi floreali e frase benaugurante scritta dalla maestra [perchè io a sette anni non scrivevo di sicuro cosi’ bene…], fiamma applicata in carta e candelina di compleanno. Il tutto verniciato. Ottimo per causare un incidente domestico.

WP_20141128_010 - Copie (4)Segue albero di Natale molto simmetrico e verde con decorazioni rosse, che non si merita neanche una stella in cima. Il tutto realizzato in plastilina colorata (ma quanta ne avevano comprata??) su base di cartone gialla, tipico colore che ricorda il Natale. Doveva essere il colore preferito della maestra. A questo punto, è una certezza. Da notare il pratico foro in alto al centro, per appendere il capolavoro. Nello sgabuzzino. Al buio.

Continuiamo con il presepe di pasta e riso. WP_20141128_014 - Copie (2) Si notino le stelline di pasta usate come stelle nel cielo, gli spaghetti per costruire la capanna, la mangiatoia e la stella cometa e il riso per le vesti dei personaggi. La cosa che mi disturba maggiormente è che dopo circa trent’anni questo lavoretto resista ancora. Con questa pasta e questo riso ci potevano fare le scatole nere dei caccia militari. D’altra parte, forse non era voluto. Forse si pensava che ad un certo punto diventasse un presepe vivente. Oppure, per una volta, la maestra aveva pensato: “Lo faccio in materiale deperibile il lavoretto di quest’anno, cosi’ fa i vermi e i genitori lo possono buttare adducendo questioni sanitarie.” Era una forma di gentilezza? Non lo sapremo mai. Di sicuro c’è solo che il lavoretto è perenne. Tu cerchi in tutti i modi di elimarlo, ma lui resta li’ comunque. E ti sopravviverà. Per anni. Per secoli. E quando gli archeologi lo troveranno, lo studieranno e diventerà il Presepe di IV stile. E siccome c’è il tuo nome dietro, le generazioni future ti chiameranno l’Artista (concettuale) di pasta / riso. Il lavoretto ti rovina la reputazione. Per sempre.

WP_20141128_020Terminiamo con un augurio da appendere. Evidentemente un po’ sca**ata, la maestra ha deciso di giocare facile: fotocopie per tutti e colorate i disegni e la scritta. Fatto? Metto un po’ di colla, un nastrino, il gancetto per appenderlo e voilà! Il lavoretto più veloce e impersonale da Trieste in su. Vi è partita la musichetta della Carrà? Siete antichi. Comunque, guardando tutti questi lavoretti, mi chiedevo: ma quante pareti pensavano avessimo a casa, le maestre? Con una media di quattro/cinque lavoretti all’anno, tutti da appendere, moltiplicato per due (io e il Fattore S), uno doveva appendere ‘ste meraviglie praticamente ovunque! E vogliamo parlare dei chiodi? Ce li regalavano, secondo loro? Ma un bel biglietto d’auguri che lo ficchi in un cassetto e buonanotte, no?!

Termino con un appello:

1Quest’anno NON produrre un lavoretto orrendo.

Dillo alla tua maestra e di’ anche tu NO al cattivo gusto!

Salva ALMENO un genitore. 

Un giorno sarai al SUO posto.

PENSACI.

Baguette

La prima volta che andai in Francia, mi dissero, appena scesa dal treno: ‘Smettila con gli stereotipi! I Francesi non sono più come nei film di Truffaut!’ Finalmente! Non se ne poteva più! Alla lunga stanca sentire sempre le stesse domande: ‘Ah, italiana? Pizza, spaghetti, mafia, Berlusconi (la new entry…forse perchè nessuno sa più cosa sia di preciso il mandolino?)?’ E Michelangelo? E Leonardo? E qui ti dicono che non eravamo ancora un paese unito e che quindi tutti questi grandi personaggi erano apolidi. Tutti di colpo con una laurea in storia. Vengo forse io a dire che Giovanna d’Arco era pazza (e se l’avete bruciata non è perchè l’avete scambiata per il pellet) o che Maria Antonietta la storia delle brioche al popolo che vuole il pane se la poteva risparmiare? Comunque va bene. Prendiamo qualche esempio post-unione e pre-secessione: i premi nobel Marconi, Fermi e Pirandello; il cinema italiano con Rossellini, Visconti e Fellini; il Futurismo, vanno bene? E ti rendi conto, con sgomento, che sembri Calderoli.

Comunque, quella volta, dopo aver fatto più o meno trecento metri fuori dalla stazione, vediamo un tipo con il basco, una maglia a strisce e la baguette sotto il braccio. Mancava solo il foulard rosso. Momento di silenzio mentre questo passa in bicicletta. Non ne ho mai (e dico MAI) rivisto uno cosi’. La maglia a strisce invece, non so perchè, ma ai Francesi piace tantissimo. A volte, di sabato, sembrava di fare un safari.

Apro il capitolo baguette (vedi anche Celibataire): di solito non la portano sotto il braccio, ma la mettono in un sacchetto/borsetta. Poi ci sono i nostalgici. Ricordo un tipo nella metro, che aveva appoggiato la baguette per terra, sotto il sedile. Quando l’aveva ripresa e ne aveva mangiato un pezzo tutti l’avevano guardato inorriditi. Un ‘Eeeuuuhhh!’ di sdegno collettivo. Ricordo anche un mio amico che la tirava fuori dal sacchetto (?!) e la teneva in mano, per poi finire con lo sbatterla a destra e a manca, contro muri, persone e macchine, per poi arrivare a casa ed offrirtela. No grazie. Tra questo e quella della zolletta di zucchero (vedi Topi e zollette), credo che volessero farmi fuori.

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E poi c’è questo episodio. Una baguette lasciata là cosi’, con tutto il sacchetto. Non mi son spiegata. Sulle prime ho pensato che fosse una delle solite crudeltà estive. Tipo: ‘Tesoro, dobbiamo partire per le vacanze, dove la lasciamo la baguette?‘ ‘La portiamo con noi!‘ ‘Tesoro, lo sai che nel camping dove andiamo le baguette non sono ammesse! La dobbiamo portare al panettiere che ci fa i Canederli.‘ ‘Noooo! Lasciamola fuori sul marciapiede! Magari qualcuno la trova e la usa come arma!‘ Oppure, come ha detto un mio amico: ‘Era una consegna a domicilio!’. 

 

Lyon: i postini

Ricevevo abbastanza di frequente delle lettere voluminose, dei pacchi o delle raccomandate. Un giorno mi suonano alla porta. Suona una sola volta, ma è il postino. Sfatiamo questi miti, dai, su! Sono in pigiama (senza orsetti, ma non vuol dire che sia meno imbarazzante) metto su una sorta di vestaglia e mi scatafascio giù dalla scala a pioli. Apro e il giovane postino ha una raccomandata in mano (e il fiatone perchè ha fatto sei rampe di scale). Ci salutiamo, mentre lui mi squadra perplesso. Chiede: ‘Cerco la Dottoressa M.’, io rispondo: ‘Si, sono io.’ Mi squadra di nuovo. Lo guardo con aria di sfida. Aggiunge: ‘Ha un documento?’. Vorrei rispondergli che sono in pigiama e che quando vado a letto non mi devo ricordare chi sono e che per il mondo dei sogni non serve il passaporto, ma mi trattengo, giro sulle pantofole e cerco la carta d’identità. Quando ce l’ha in mano non ci crede comunque. Non ci crede per niente. Mi fa firmare e mi dà la busta. Gente diffidente.
Ora, di solito, i postini parlano con me per ore. Questo era davvero atipico. Di solito, vedendo che la provenienza era l’Italia, si sentivano obbligati a chiedermi qualunque cosa. Mi informavano del fatto che da piccoli erano andati in gita a Venezia, che adoravano la pizza, che avrebbero tanto voluto imparare a suonare il mandolino, che piacerebbe loro avere la ricetta della pasta con le polpette (che, è noto, è un tipico piatto veneto), che un loro lontano parente era italiano (ma solo per metà), e, infine, mi salutavano con un ‘Ciao bella!’. Cosi’, una tantum, mi prendevo un complimento gratuito.
Son sacrifici, ma farei qualunque cosa per un complimento, si sa.
Divertente invece una mattina quando, non riuscendo a dormire sono seduta sul divano e sento un vociare giù in strada. Mi affaccio e vedo delle persone discutere animatamente. Ovviamente faccio una foto, cercando di non farmi vedere. Il nocciolo della questione era questo: un genio che abitava nell’immobile aveva lasciato la sua paga di una settimana nella cassetta della posta venerdi’ sera. Un posto più sicuro che sotto un sasso, ma meno sicuro del caveau di una banca svizzera. Secondo lui il postino l’aveva rubata. Il contenuto era sparito nottetempo e quando era tornato non aveva trovato neanche un bigliettino di ringraziamento. Gente maleducata. Il postino chiama il responsabile e arriva il responsabile. Il tipo chiama un amico e arriva l’amico. Sono in quattro a prendersi a parole in strada. Si segue tutto senza problemi, tanto urlano. Poi, il tipo si incavola del tutto e chiama la polizia. Arriva la polizia e se ne vanno tutti. Non so come sia finita, ma mentre bevevo il caffé e mangiavo le madeleines, pensavo ad una cosa: molto meglio della televisione. La mattina (quando la mia forza di volontà batteva la mia pigrizia) mi guardavo i cartoni animati per bambini senza suono, cercando di leggere il labbiale. Sembra facile, ma non lo è.