La vincita

Sono in un centro commerciale con la Variabile Σ e le propongo: “Senti: ci fermiamo qua, ché prendo un Gratta e Vinci?“.

Lei si blocca, mi guarda e si informa: “Siamo messi così male?

Io, grave: “Sì. Ed è solo la punta dell’iceberg.“.

Mi faccio dare un Gratta e Vinci da due euro, pago e ce ne andiamo. Arrivata a casa me lo dimentico e passano i giorni.

Una decina di giorni fa, mentre sto mettendo un po’ in ordine lo ritrovo, lo gratto e scopro di aver vinto due euro. Evviva! Compro la villa a Capri! Capri è il mio stercoraro, a cui comprerò del concime e gli dirò che è una villa. Mi crederà. Avete mai sentito dire: “Furbo come uno stercoraro”? Non a caso.

Informo la Variabile Σ: “Ah, ma sai che ho vinto con il Gratta e Vinci?

Variabile Σ: “Quanto ABBIAMO VINTO?

Io: “Abbiamo chi?? L’idea era MIA e i soldi erano MIEI!!

Variabile Σ: “Beh? Ti ho AUTORIZZATO a prenderlo, mi merito una percentuale.

Io: “Comunque HO VINTO due euro.

Variabile Σ: “Ah, ok, dai! Te li lascio!

Troppo buona. Un cuore d’oro, introvabile come quello dei confetti Crispo e che sta a metà strada tra gli unicorni e i wombat (vedi foto).

Qualche giorno dopo vado a casa dei miei e lo dò a mio padre chiedendogli di incassare la vincita al mio posto, visto che stava uscendo. Prende il biglietto e io, di nuovo, me ne dimentico. Ieri gli chiedo se abbia portato o meno il biglietto. Mi dice di sì.

Io: “Eh, ok. [lo guardo interrogativa per un minuto] E i due euro?“.

Lui: “Per il disturbo!“.

Adesso mi spiego perchè sono quella più povera della famiglia.